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20 capitolo secondo


— Ecco il the.

— Finalmente! Mi rimetterò a posto gl’intestini già perfino troppo sconvolti.

Alcuni valletti erano entrati recando dei vassoi d’argento pieni di chicchere minuscole color del cielo dopo il crepuscolo, delle teiere colme d’acqua calda e dei vasi di porcellana colmi di the shang-kiang, ossia profumato, essendovi mescolate alle foglioline delle preziose piante, dei fiori d’arancio, dei mo-lè che sono specie di gelsomini, foglie di rosa e di gardenia torrefatte.

I cinesi non usano mescolarvi latte e per lo più lo bevono senza zucchero. Di rado ci mettono un pizzico di quello rosso.

Quell’ultima portata segnava la chiusura del banchetto, la quale coincideva anche colla fine della tragedia.

I convitati, dopo reiterati sforzi, si erano levati coi volti infiammati, gli occhi schizzanti dalle orbite, i ventri gonfi fino al punto di crepare per l’eccessivo mangiare. Qualcuno dovette essere portato dai servi, di peso fino alla sua lettiga.

Quando Sing vide uscire l’ultimo convitato, si volse verso i due russi, dicendo loro:

— Deve essere stato un vero tormento per voi, ma voi mi vorrete perdonare se io ho abusato della vostra pazienza. Gli europei non si trovano bene ai nostri pranzi, lo so.

— Ho assistito ad altri, — disse Fedoro — quindi potevo prendere parte anche al vostro. —

Sing-Sing rimase un momento silenzioso, girando gli sguardi intorno alla sala deserta e silenziosa, poi riprese:

— E chissà che domani questo luogo non risuoni invece di pianti e di grida. Strano contrasto, dopo tanta allegria!...

— Sing-Sing — disse Fedoro — perchè dite ciò? Spiegatevi una buona volta; quale pericolo vi minaccia?

— Siete armati? — chiese il cinese.

— Voi sapete che un europeo non osa percorrere di sera le vie di Pekino senza avere almeno una rivoltella.

— Venite nella mia stanza; là almeno saremo sicuri di non venire ascoltati da altri. Badate però: potreste esporvi anche voi al medesimo pericolo. —

Fedoro guardò Rokoff.

— Noi aver paura? — disse questi. — Ah! No, non sappiamo ancora che cosa sia. Andiamo, Fedoro; questa inaspettata avventura m’interessa assai. —