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l’assalto dei montanari 221


I Tibetani, approfittando del nebbione, avevano strappato tutta la seta del terzo piano, ossia di quello che posava al suolo e che doveva opporre la maggior resistenza.

La perdita era grave, perchè il capitano non aveva seta sufficiente per sostituire tutta quella rubata. E non era tutto! Anche i piani di tribordo erano stati privati d’una buona parte del tessuto.

— Non potremo alzarci egualmente? — chiese Rokoff.

— Non oserei; — rispose il capitano. — È necessario ritrovare la seta e l’avrò, dovessi mitragliare tutti questi ladri, — rispose il capitano, che una bella collera bianca rendeva furibondo. — È in questo modo che il capo ci fa pagare l’ospitalità? Avrà da fare con me. Signor Fedoro! Le nostre carabine!

— Cosa volete fare, capitano? — chiese Rokoff.

— Recarmi dal capo e costringerlo a farci restituire la seta.

— Cattiva mossa, signore, perchè saremo costretti a dividere le nostre forze e poi, chi mi assicura che i Tibetani, approfittando della nebbia, non ci abbiano preparato qualche agguato? Ormai sanno che noi ci siamo accorti del furto.

— Temete un attacco?

— E contro lo Sparviero, — rispose Rokoff. — Se non avessimo da difendere il nostro aero-treno, io per primo vi consiglierei di agire senza indugio; lasciarlo con due soli uomini non mi sembra prudente.

— Hanno la mitragliatrice.

— Lo so, tuttavia pensate che le palle dei moschettoni a miccia possono danneggiare gravemente anche l’altra ala.

— È vero, — disse il capitano che a poco a poco s’arrendeva alle giuste riflessioni dell’uomo di guerra. — Potrebbero guastarci le ali e distruggerci anche i piani e allora lo Sparviero non ci servirebbe più a nulla. Eppure io non posso perdere la seta che mi è necessaria quanto l’aria liquida per poterci sorreggere. Ce ne hanno rubati almeno cento metri, mentre io non ne possiedo più di quaranta, avendo già subìto un altro guasto gravissimo sulle Montagne Azzurre del continente australiano.

— Aspettiamo che la nebbia si alzi prima d’affrontare i Tibetani. Impegnare un combattimento con simile oscurità contro un nemico che può essere cinquanta volte più numeroso di noi, sarebbe una vera pazzia, signore. Saremmo costretti a sparare a casaccio, senza o con scarsissimi risultati, — disse Rokoff.

— Condivido pienamente le tue idee, — disse Fedoro,