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i budda viventi 275


Dopo qualche tempo però, in un modo o nell’altro, il fanciullo-miracolo viene scoperto e portato in trionfo a Lhassa o in qualche celebre monastero della regione, dove riprende senz’altro possesso del posto che occupava prima.

A udire i monaci tibetani, nessuno dubita che egli sia veramente quello che era morto, poi risuscitato per virtù divina. Dicono che si manifesti subito per una intelligenza straordinaria, che riconosca di primo acchito gli oggetti e gl’indumenti che già aveva più cari e che conosca le persone che prima erano addette alla sua persona. Che più? Si dice perfino che ricordi perfettamente certi aneddoti della sua vita anteriore!

Non vi è alcun dubbio che i monaci, per coprire bene l’inganno, vadano a cercare il fanciullo più svegliato onde possa degnamente rappresentare la sua parte e che poi lo istruiscano meravigliosamente onde possa, all’età di cinque anni, sostenere un esame pubblico per togliere gli ultimi dubbi sulla sua identità, esame che si fa con pompose cerimonie, nel monastero di Terpaling o di Tascilumpo, alla presenza delle più alte autorità, delle truppe di Lhassa, e d’un ambasciatore straordinario dell’Imperatore della Cina.

Viene interrogato sopra certe circostanze della sua esistenza passata; deve riconoscere tutti gli oggetti che hanno appartenuto al Lama defunto, vale a dire a lui stesso, chiedere i libri, i vestiti, gli oggetti di cui si era servito.

Un diplomatico inglese, sir Turner, che ha potuto assistere a uno di questi esami, fu talmente meravigliato della svegliatezza e delle risposte date dal piccolo Budda, che per poco non credette seriamente d’aver dinanzi il defunto Lama risuscitato fanciullo!

L’esistenza che conducono però questi Budda non è molto allegra. Confinati nei più celebri monasteri, dai quali non possono uscire, trascorrono la loro vita fra le preghiere, le tazze di the e i bicchierini d’acquavite calda, in una noia continua.

Un brutto giorno, quando meno se lo aspettano, dietro un comando del reggente di Lhassa o della Mongolìa, un favorito entra di nascosto, getta al loro collo un laccio di seta e li mandano a ritrovare il grande Budda.

Niente di male, perchè sanno bene che ritorneranno a rioccupare la carica di prima, più giovani però.

Nessuno piange, anzi è un pretesto per dare delle grandi feste. Si consultano gl’indovini, si studia la direzione degli