Pagina:Salgari - I figli dell'aria.djvu/361

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attraverso il butan 317

dalla spalla, si mise fra i denti il coltello da caccia e riprese la salita, la quale diventava sempre più difficile, non essendovi più piante arrampicanti ed essendo il tronco ancora più grosso da non poterlo abbracciare interamente.

Sotto, i lupi indiani continuavano a ululare e a saltare come se fossero impazziti; sopra, l’orso, ammesso che fosse tale, continuava a scuotere furiosamente i rami, minacciando a ogni istante di lasciarsi scivolare lungo il tronco e di travolgere i due cacciatori.

Rokoff, che faticava assai a tenersi stretto, con un supremo sforzo riuscì a raggiungere la biforcazione dei rami.

Stava per mettersi a cavalcioni e aiutare il capitano, quando si vide a precipitare addosso l’animale, il quale, fino allora, si era tenuto aggrappato a un grosso ramo trasversale, situato due metri più sopra. Come il capitano aveva supposto, si trattava veramente d’un orso della specie dei labiati, chiamati dagl’indiani adamsad, molto comuni sulle catene dell’Imalaia e anche nelle foreste del Nepal.

Quantunque appartengano alla medesima razza degli altri plantigradi, sono un po’ diversi nelle forme e anche nelle abitudini.

Hanno il corpo più corto e più massiccio, le zampe assai basse, armate di robuste unghie ricurve; muso molto sporgente che finisce in una punta tronca, pelame lunghissimo, nero sul dorso, grigio sulla testa, con qualche macchia gialla e una lunga criniera che finisce in due lunghi ciuffi, che danno a quegli animali uno strano aspetto. A prima vista, sembrerebbero gobbi.

Abilissimi arrampicatori, si può dire che vivono più sugli alberi che in terra, nutrendosi quasi esclusivamente di frutta. Amano però anche le alte rupi e se sono inseguiti non esitano a slanciarsi negli abissi, nascondendo la testa fra le zampe e cavandosela senza troppi guasti.

L’animale che stava per assalire il cosacco, era grosso e pesante almeno un quintale e mezzo, un nemico certo pericoloso, che poteva abbattere i due uomini.

Vedendolo avanzarsi, Rokoff aveva afferrato precipitosamente la carabina, mentre gridava al capitano:

— Aggrappatevi ai miei piedi! Resisterò meglio! —

L’orso scese rapidamente il ramo, mise le zampe posteriori sulla biforcazione e s’alzò brancolando con quelle anteriori, armate di lunghi artigli.