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38 capitolo quinto


— Non siamo così schiocchi da avvertire il vostro Ambasciatore. È il tribunale che vi aspetta per giudicarvi. Abbiamo fretta di vendicare Sing-Sing.

— E di ucciderci, è vero? — chiese Fedoro, sdegnosamente.

— Sì, se siete colpevoli.

— Tu sai meglio di noi che noi non abbiamo commesso quell’abominevole delitto.

— Il tribunale giudicherà. Venite e non opponete resistenza perchè i soldati hanno ricevuto l’ordine di fare fuoco su di voi.

— Andiamo, — disse Fedoro a Rokoff, dopo avergli tradotto quanto aveva detto il giudice. — Vedremo se il tribunale oserà condannare degli europei senza l’intervento d’un membro dell’Ambasciata russa. —

Ritenendo inutile ogni protesta e troppo pericolosa una nuova resistenza, seguirono il giudice, attraversando parecchi androni quasi bui, dove non si vedevano altro che gabbie destinate ai prigionieri più ricalcitranti, ed entrarono in una saletta quadrata e bassa, ammobiliata con un lurido tavolo sopra cui si vedeva un tappeto ancor più lurido.

Due giudici, appartenenti probabilmente all’alta magistratura, avendo sui loro conici cappelli di feltro il bottone di corallo con fibbia d’oro, insegna dei mandarini di seconda classe, stavano seduti dinanzi al tavolo.

Erano due panciuti cinesi, dalle facce color del limone, con grandi occhiali di quarzo, vestiti di seta a enormi fiori gialli, rossi e azzurrini.

Presso di loro un cancelliere magro e sparuto, stava sciogliendo un bastoncino d’inchiostro di Cina e preparando dei pennelli, non conoscendo ancora i cinesi la penna o reputandola per lo meno inutile per le loro calligrafie veramente mostruose.

In un angolo invece si tenevano ritti due individui d’aspetto sinistro, che portavano alla cintura certi coltellacci da far rabbrividire. Erano due esecutori della giustizia, pronti a far subire ai condannati i più atroci tormenti, anche lo spaventoso ling-cih o taglio dei diecimila pezzi, riservato ai traditori e ai più pericolosi delinquenti.

Nel vederli, Fedoro aveva provato un lungo brivido.

I due mandarini si sussurrarono alcune parole, guardando di traverso i due europei, poi il più anziano si volse verso Fedoro, chiedendogli:

— Voi comprendete il cinese?