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una macchina meravigliosa 61


— Che abbiano paura che noi andiamo a uccidere l’Imperatore? — chiese Rokoff.

— Siamo sopra la città inviolabile e hanno ragione di inquietarsi — rispose il capitano.

— Che ci prendano per mostri?

— Crederanno lo Sparviero un drago sceso dalla luna.

— Che ci sparino addosso? — chiese Fedoro.

— Non credo, avendo troppa paura dei draghi, — disse il capitano sorridendo. — D’altronde ci è facile metterci fuori di portata, potendo il mio Sparviero raggiungere delle altezze incredibili, dove certo non arrivano le palle dei più potenti cannoni. Finchè si accontentano di urlare e di battere i loro gong, lasciamoli fare. Ecco i palazzi imperiali. Che cosa ne dite di tanta magnificenza? —

La città tartara od imperiale, è divisa pure in due città ben distinte, da muraglie altissime, tinte di rosso e difese da bastioni e da torri.

Nella prima abitano i funzionari e i soldati: nella seconda l’Imperatore e i principi del sangue, ciambellani, ecc., i quali, tutti insieme, raggiungono la popolazione di una città di terz’ordine.

Ha quattro porte che corrispondono coi quattro punti cardinali e che nessuno può varcare senza speciale permesso ed è chiamata la città gialla ossia santa.

Quivi palazzi grandiosi del più puro stile cinese, gallerie immense sostenute da colonne dorate, tetti a punte arcuate con tegole di porcellana, cortili immensi lastricati di marmo bianco e adorni di mostruosi draghi e di chimere di bronzo, giardini meravigliosi, viali ricchi d’ombre, chioschi e padiglioni che sembrano formati di merletti, ponti, canali e laghetti dove si cullano barchette scolturate e ricche di dorature.

Nel centro sorgono due colline, erette dalla mano dell’uomo, dalle cui cime il possente Imperatore può dominare tutta la immensa città che lo circonda. La più alta, chiamata Meician, o Montagna del Carbone, e se si deve credere ad una leggenda popolare, poserebbe su colossali depositi di carbone, accumulati nell’eventualità d’un lungo assedio.

Anche intorno ai palazzi imperiali e nei giardini, regnava una confusione straordinaria, suscitata dall’improvvisa comparsa del mostruoso uccello.

Guardie imperiali, armate di fucili, accorrevano da tutte le parti urlando e facendo muggire le conche di guerra e