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100 | emilio salgari |
Harum lo guardò con ispavento.
— Ma che cos’hai fatto tu, Re della Montagna! — esclamò. — Vuoi farti uccidere?
— Essa mi ama e diverrà mia moglie.
— Ma credi tu che lo sciàh te la lasci?
— La porto sulla montagna.
— Ma lo sciàh è potente, Nadir, e ti perseguiterà dovunque.
— Non lo temo! — esclamò Nadir con fierezza.
— Con un solo cenno ti lancerà contro degli eserciti.
— Mi troverà pronto alla lotta.
— Cadrai, Nadir.
— Non importa.
— L’ami immensamente adunque?
— Tanto che senza di lei la vita per me sarebbe ormai insopportabile.
— Ma tutte le uscite della città saranno guardate e non potremo uscire.
— Bisogna che la porti sulla montagna, Harum — disse Nadir con voce risoluta. — Qui non vivrei a lungo, perchè le guardie del re mi scoprirebbero.
— Dimmi: sa ormai quel principe che tu l’hai rapita?
— Sì, poichè i suoi servi mi hanno inseguito.
— Lo sciàh sarà stato informato della scomparsa della giovanetta adunque?
— Lo temo.
— Tutte le donne che usciranno da Teheran verranno esaminate.
— Senza dubbio.
— Ebbene, noi usciremo egualmente — disse Harum dopo alcuni istanti di riflessione.
— In qual modo, Harum? — chiese il giovane montanaro, con ansietà.
— La vestiremo da curdo.
— Da Curdo?...
— Sì, Nadir, e la si crederà un giovanetto.
— E ci procurerai due rapidi cavalli. Hai denari?
— I miei carnefici mi hanno preso fino l’ultimo spicciolo e non possiedo un tomano.