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La scomparsa di Gamani 21

nacciava colla canna della carabina, ma tutto d'un tratto si rialzò, spiccò un gran salto descrivendo una straordinaria parabola e andò a cadere fra i rami d'un ebano che era lontano dieci passi.

– Morte di Saturno!... Che salto!... – esclamò Antao.

– Guarda la vittima, – disse Alfredo, senza staccare gli occhi dall'albero.

– Credo che quella donna sia stata uccisa, poiché non la odo più a muoversi. Vedo una massa oscura distesa fra le erbe.

– È armato il tuo fucile?

– Sì, Alfredo.

– Mettiti dietro di me e sii pronto a passarmelo. Se le due palle falliscono siamo perduti.

– Sono pronto.

– Sta bene.

Alzò la carabina e mirò freddamente il leopardo, che si teneva imboscato fra i rami dell'ebano ma che pareva pronto con un altro grande salto, a piombare addosso all'uno o all'altro dei due avversarii.

Alfredo mirò a lungo, con calma, cercando di irrigidire i nervi, poi lasciò partire il colpo.

La detonazione fu seguita da un rauco urlo, poi si vide il leopardo passare come un lampo attraverso i rami, descrivere un arco e cadere a dieci passi, ma con un sordo rumore che indicava come le sue potenti zampe non funzionassero più coll'agilità primiera.

Alfredo aveva fatto un balzo indietro gettando via l'arma scarica e afferrando di volo quella che gli porgeva Antao.

La puntò rapidamente per prevenire il secondo slancio della fiera, ma questa non si mosse e si limitò a far rintronare la foresta colla sua nota stridente e gutturale.

Si era coricata sul fianco destro e pareva che non fosse più capace di rimettersi in piedi, quantunque le sue zampe posteriori strappassero furiosamente le erbe intorno e cercassero di spingere innanzi la massa del corpo.

– Ha le gambe anteriori fracassate, – disse Alfredo. – Ora non lo temo più.

Fece fuoco la seconda volta a sei soli passi di distanza. Quel colpo fu mortale: la belva, colpita in piena fronte, fece un ultimo balzo in aria, poi ricadde come una massa inerte e non si mosse più.