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Il fanciullo rapito 27

— Ma siamo ancora molto lontani dalla tua fattoria?

— Tre o quattro miglia.

— Morte di Nettuno! Tanto da scoppiare, se continui a galoppare in questo modo.

— Odi?... —

Una scarica lontana echeggiò verso il sud, ripercuotendosi distintamente sotto i grandi boschi, seguìta poco dopo da spaventevoli vociferazioni.

— Eccoli! — urlò Alfredo. — Assalgono la mia fattoria. Corri, Antao, corri!... Voglio uccidere quel cane di Kalani! —

Entrambi si erano rimessi a correre, facendo appello alle loro forze. Il cacciatore della Costa d’Avorio, il cui volto ordinariamente era così tranquillo, aveva assunto un’aria d’odio feroce che faceva paura.

Colla carabina in pugno, arma terribile in quelle mani, gli occhi scintillanti, i capelli in disordine, avrebbe spaventato qualunque persona che lo avesse incontrato in quella cupa foresta.

— Avanti!... Avanti!... — ripeteva, con voce strozzata. — Me lo rapiscono!... Kalani si vendica, ma lo ucciderò!... —

Intanto le detonazioni continuavano sempre più distinte, rombando sordamente ed a lungo sotto i grandi alberi. Talora erano scariche nutrite che parevano fatte da una compagnia di truppe regolari ed ora invece colpi isolati, poi echeggiavano delle urla che parevano emesse più da belve che da gole umane. Senza alcun dubbio si combatteva con ferocia attorno alla fattoria e gli uomini che l’abitavano si difendevano furiosamente.

Già i due cacciatori non dovevano distare più di due miglia dal luogo della pugna, a giudicarlo dall’intensità degli spari, e la grande foresta cominciava a diradarsi, quando verso il sud, al disopra d’una cortina d’alberi, si scorse una viva luce che aveva dei riflessi sanguigni, quindi una gigantesca colonna di scintille che saliva alta alta, come se volesse confondersi cogli astri.

— Un incendio laggiù.... Alfredo!... — gridò Antao.

— Lo vedo, — rispose il cacciatore, con accento disperato. — Kalani si è vendicato e mi sfugge di mano, ma lo raggiungerò, dovessi andarlo a stanare nel cuore di Abomey. —

Stava per riprendere la corsa, quando un uomo, un negro armato di fucile, che pareva si fosse fino allora tenuto nascosto sotto un fitto cespuglio, gli sbarrò il passo, dicendogli:

— Ove vai, padrone?...