Pagina:Salgari - La Sovrana del Campo d'Oro.djvu/124

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— Ecco un altro che è ruzzolato da cavallo!...

— Non risparmiate le cartucce, amico!...

— Le spreco anzi.

— Annie!...

— Fuoco, ingegnere, — rispondeva la giovane. — Non ho paura!...

— Non esponetevi!...

— No, sono dietro i sedili!...

Poi la voce tuonante di Koltar dominava gli spari e le urla.

— Massacrate quei vermi!... Avanti, miei mustani!... In volata, agnellini miei, o vi strappo la pelle!...

Quella corsa furiosa durava da dieci minuti fra un fracasso assordante, quando Koltar lanciò una bestemmia.

— Che cosa avete, corriere? — chiese Harris, che stava ricaricando le sue rivoltelle. — Cedono i cavalli?

— Vedo altre ombre galoppare per la pianura.

— Dove?

— Sulla nostra destra.

— Altri indiani?

— Chi volete che siano?

— Allora siamo perduti, — disse Harris con voce angosciata. — Oh mia povera Annie!...

— Sparate laggiù, signore, — disse Koltar.

Harris aveva alzata la carabina e scorgendo vagamente un gruppo di cavalieri, sbucati non si sapeva da dove, che pareva volessero tagliare la via alla diligenza, si preparava a far fuoco, quando una voce vibrante si alzò fra le tenebre:

— Coraggio, signori!... Veniamo in vostro aiuto.

Koltar aveva mandato un urlo di gioia.

— Buffalo Bill!... Gl’indiani stanno freschi!...

Nel medesimo tempo otto o dieci lampi balenarono a duecento passi dalla diligenza, poi si udì la voce di prima urlare:

— Carichiamo a fondo, ragazzi!...

G’indiani, che avevano già subito perdite non indifferenti, vedendo giungere quel gruppo di cavalieri e presi di fianco da una nutrita scarica di fucileria, esitarono un momento, poi volsero i loro mustani, disperdendosi per la pianura.

— Siete voi, Bill? — gridò il corriere, vedendo uno di quei cavalieri accostarsi alla diligenza.

— Sì, Koltar, — rispose lo scorridore della prateria. — Ho con me una diecina di cow-boys che non hanno paura dei Navajoes. Tira pure innanzi, noi ti scorteremo fino al Gran Cañon se quella è la tua destinazione.

— Grazie, mastro Bill.