Pagina:Salgari - La Sovrana del Campo d'Oro.djvu/13

Da Wikisource.

LA SOVRANA DEL CAMPO D'ORO 11



Nella sala echeggiavano qua e là grida di rabbia, e imprecazioni.

— Mettila all’asta, biondaccio!

— Non è un boccone per te!...

— All’asta!... All’asta!...

Il giovanotto, che non aveva mai risposto, fece un goffo inchino dinanzi al notaio, poi indirizzandosi a miss Annie, che lo guardava con un senso quasi di terrore, le disse:

— Miss, io a termini dell’atto notarile da voi firmato, quale vincitore della lotteria, dovrei diventare fra sei mesi vostro marito e sarei ben felice ed orgoglioso di avere per moglie la più bella fanciulla di tutta la California. Non ritenendomi però degno di tanto onore, essendo io tutt’altro che bello innanzi tutto e poi un povero diavolo che non ha mai avuto fortuna, se non avete nulla in contrario, accetto i ventimila dollari e vi lascio libera. Voi, bella come siete, potrete trovare un giovane più degno di me e anche più ricco.

— Sicchè la mettete all’asta? — chiese il notaio.

— Sì, se a miss Annie Clayfert non rincresce.

— Grazie, signore, — disse la giovane che ebbe un sorriso. — Ditemi il vostro nome.

— Harry Blunt, un povero spiantato, scrivano di professione, che digiuna due o tre mesi all’anno.

Il pubblico che poco prima si era dichiarato apertamente ostile al giovane, proruppe in un urrah strepitoso.

— Bravo Harry!... Sei un bravo giovane!... Hipp e urrah per Harry Blunt!

— Questa sera alle ore 8 passerete nel mio studio a ritirare i ventimila dollari che vi spettano, — disse il notaio.

— E che mi serviranno per realizzare finalmente il vecchio sogno di cercare avventure nei territori indiani!... — gridò Harry con accento trionfante.

— L’asta!... Aprite l’asta!... — urlavano gli spettatori.

Il notaio reclamò un po’ di silenzio, poi, alzando la voce, disse: — Miss Annie Clayfert è messa all’asta al prezzo di partenza di ventimila dollari. Avanti con le offerte.

Aveva appena pronunciate quelle parole che si udì una voce sonora gridare:

— Venticinquemila dollari!...

Era l’altro giovane bruno, che aveva mandato quel grido di rabbia, udendo il notaio annunciare il numero 861.

Non era più pallido e si teneva ritto sulla sedia, cogli occhi accesi e fissi sulla fanciulla.

— Trentamila!... — aveva gridato un vecchio sulla sessantina, che pareva un pastore anglicano.

— Trentacinquemila!... — aveva ribattuto il giovane.