Pagina:Salgari - La Sovrana del Campo d'Oro.djvu/193

Da Wikisource.

mentosa uno sguardo cupo, poi alzò le spalle, dicendo: — Non sei che una squaw (donna).

Poi, dopo qualche istante di silenzio, rispose:

— Preparatevi a comparire dinanzi al gran consiglio dei vecchi, che si è già radunato nel calli della medicina.

— Per condannarci? — chiese Harris.

— Per ascoltare le vostre ragioni, — rispose Victoria. — Noi non condanniamo alla leggera.

— Una farsa, — disse l’ingegnere. — So come finiscono i vostri giudizi: mandano diritti al palo della tortura, e domani noi saremo morti.

— Non è domani che scade la danza del sole, — rispose l’indiano, mostrando i suoi denti, aguzzi come quelli d’un lupo.

In quel momento un guerriero entrò nel tempio e sussurrò qualche parola agli orecchi del sakem.

— Il consiglio vi aspetta, — disse Victoria, volgendosi verso i prigionieri. — Seguitemi senza opporre resistenza.

La scorta circondò Annie, Harris e Blunt e li spinse fuori dei tempio.

Numerosi guerrieri erano schierati sulla piazza, per trattenere le donne ed i fanciulli che parevano furibondi e imprecavano contro i tre disgraziati, urlando ferocemente:

— Al palo i visi pallidi! Scotennateli!

— Quelle femmine sono peggiori delle tigri, — disse lo scrivano. — Non vorrei trovarmi fra le loro unghie.

Poi, ripensando forse al suo progetto, aggiunse:

— Ma... vedremo, brutte tigri.

Il gran calli della medicina si ergeva in mezzo alla piazza, accanto al barile sfondato, che rappresentava l’arca del primo uomo.

Era un capannone lungo una quindicina di metri e largo una mezza dozzina, col tetto piatto, di terra battuta, ed era sormontato da un numero infinito di aste, sostenenti pelli di serpente, code di lupo, collane formate con unghie d’orso grigio e di giaguaro, e sacchetti che contenevano chissà mai quali miracolosi amuleti.

Nel mezzo ondeggiava il totem della tribù, un pezzo di pelle su cui un pittore improvvisato aveva scarabocchiata alla meglio una testa d’orso col sole appeso ad un orecchio.

Appena i prigionieri furono entrati, scorsero, seduti all’ingiro su crani di bisonte, dodici vecchi indiani coi visi dipinti, che indossavano come Victoria, un costume di gala.

Parevano calmissimi; però lo sguardo minaccioso che lanciarono sui tre prigionieri non lasciava adito a molte speranze.

In mezzo al circolo, su di un rialzo di terra battuta, stava il