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26 E. SALGARI


— Me n’ero accorto, — rispose il Re dei Granchi, mostrando una dentatura da caimano.

— Mastro Simone, accettate un bicchiere di gin?

— Anche una pinta, se vorrete.

— Venite dunque. Ah!... Sono con due amici, che pretendono di essere anche amici vostri.

I due negri che lo avevano seguìto si erano fatti innanzi.

— Sam e Zim, — disse il Re dei Granchi, tendendo loro la mano. — Abbiamo lavorato insieme sulle calate del porto.

— E’ vero, — risposero i due negri.

— Ebbene, andiamo a vuotare una pinta, — disse lo scrivano. Vi offro il bicchiere della partenza.

— Siete voi che partite? — chiese mastro Simone.

— Sì, questa sera salpo per l’Australia.

Entrarono nel bar, che come abbiamo detto, era affollato e si sedettero ad un tavolo che avevano trovato libero.

Lo scrivano ordinò due bottiglie del migliore gin, poi fece il giro della sala fingendo di cercare l’ingegnere.

— Non è ancora venuto, — disse, sedendosi presso il Re dei Granchi che aveva già empiti i bicchieri. — E’ bensì vero che ne abbiamo per un’ora, prima dell’apertura dell’asta. Orsù, beviamo e scacciamo la noia.

I negri, grandi bevitori, specialmente di forti bibite, non si erano fatti pregare e anche i due cinesi che accompagnavano il Re dei Granchi avevano attaccate le due bottiglie con molta lena.

Non erano trascorsi dieci minuti che altre due bottiglie, e questa volta di whisky, avevano surrogate le prime. Cominciavano ad essere tutti allegri, eccettuato lo scrivano, il quale fingeva di bere ingoiando solo qualche goccia di quegli ardenti liquori.

Ad un tratto estrasse un porta sigari di tartaruga che era pieno di Cuba e ne offerse al Re dei Granchi ed ai suoi due cinesi, dicendo:

— Me li ha regalati un capitano messicano giunto stamane da San Diego, che mi ha assicurato non trovarsene di eguali nemmeno all’Avana. Servitevi liberamente: ne ho due cassette a casa mia.

Mastro Simone ne prese uno e l’accese, tosto imitato dagli altri, e siccome anche il whisky era finito, comandò dei grogs per snebbiare un po’ i cervelli che cominciavano ad offuscarsi.

Avevano appena vuotate le tazze, quando si vide il Re dei Granchi lasciarsi sfuggire il sigaro e rovesciarsi sulla spalliera della sedia, come se una improvvisa ebbrezza lo avesse colto.

— Ohe, mastro Simone, — disse lo scrivano, fingendosi spaventato. — Che pessimo bevitore siete voi!

— Lasciatelo dormire un quarto d’ora, massa, — disse uno dei