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52 E. SALGARI


— Degne di te, speriamo.

Uscirono frettolosamente dalla stazione e, preceduti da Sam, si cacciarono in una viuzza fangosa, solcata da spaccature profonde, prodotte certo da carri pesantissimi; si fermarono dinanzi ad una tenda amplissima, entro la quale si udivano echeggiare grida discordi, mescolate confusamente al suono di alcune chitarre ed ai rulli sordi di alcune zambamba1.

— Questo luogo fa per noi, — disse Sam. — Entriamo, padrone: si beve, si gioca e si danza.

Alzarono un lembo di stuoia variopinta, che serviva da porta ed entrarono.

Un’onda di fumo li investì, impedendo loro dapprima di scorgere qualsiasi cosa, poi, dissipatasi un po’ la nube attraverso la stuoia che era rimasta sollevata, videro una folla d’uomini seduti dinanzi ad alcune tavole, che si piegavano sotto il peso di numerose bottiglie. Altri avventori giocavano ai dadi, urlando, imprecando e minacciando con voci rauche. In un angolo taluni danzavano forsennatamente un fandango strepitoso, al suono di alcune chitarre.

Quegli uomini, quasi tutti ubriachi, erano per la maggior parte vaqueros e messicani della frontiera: vestivano calzoni di pelle di capra che terminavano a campana, con il pelo al di fuori, panciotti con le maniche, sandali di cuoio con enormi speroni d’argento e cappelli a tese ampie ornati di bordature d’oro annerite dal tempo e dalle intemperie.

Alla cintura tutti avevano rivoltelle o pistole dalle lunghe canne arabescate e machetti, i solidi coltelli messicani dalla lama un po’ ricurva che quei selvaggi custodi di mandrie sanno adoperare con non minor valentia dei gauchos delle immense pianure argentine. Non dovevano mancare fra di loro i salteadores ed i compadres, a giudicare da certi tipi d’aspetto brigantesco e risoluto, amici e sovente alleati dei vaqueros, che non sono nemmeno essi fior di galantuomini.

— Si divertono qui, — disse il Re dei Granchi, sedendosi ad una tavola che era occupata da un solo individuo. — Che bella collezione di furfanti!...

L’uomo che sedeva all’altra estremità, un messicano, a giudicarlo dalla sua tinta terrea e dal sombrero che portava sul capo, nonchè dalla manga di velluto con grossi bottoni d’argento che gli copriva il busto, udendo quelle parole, aveva alzata vivamente la testa, figgendo sul negro i suoi occhi nerissimi e vellutati.

— Di chi parlate, señor negro? — chiese, corrugando la fronte — Di noi o di voi?...

— Di tutti insieme, — rispose il Re dei Granchi, senza esitare.

  1. Vasetto di terra, di forma cilindrica coperto da un lato da un pezzo di pelle.