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200 Capitolo sesto


– Uhm!... Ho i miei dubbi, signore, – rispose il capitano, raggiungendo il Duca che era salito sul castello di prora per meglio osservare la parete di ghiaccio.

La situazione della Stella Polare non accennava a mutare. Erano già trascorse sei ore e la nebbia non s’era ancora alzata, nè i ghiacci si erano allontanati.

La minaccia continuava, con una ostinazione incredibile. I bianchi fantasmi del nord, vagavano costantemente attorno alla nave come se fossero smaniosi di rinserrarla addosso al banco e di stringerla fra le loro formidabili pressioni.

La pazienza cominciava a scappare a tutti, eppure nulla potevasi tentare se il nebbione non si alzava.

Nessuno dubitava dell’esistenza di uno o più canali attraverso quel ghiaccione, ma dove cercarli?... La prudenza consigliava di non tentare alcuna investigazione per non andare addosso a qualche ice-berg pericolante.

Per sedici lunghissime ore la Stella Polare errò dinanzi alla muraglia, evitando destramente le strette dei ghiacci che la minacciavano a poppa, poi un vigoroso colpo di vento di ponente cominciò a sconvolgere le nebbie.

Le masse di vapore ondeggiavano burrascosamente, alzandosi ed abbassandosi.

S’apriva uno squarcio, poi si rinchiudeva, quindi tornava ad aprirsene un altro più lontano. Le raffiche di ponente che si succedevano con maggior frequenza, incalzavano i vapori, aumentavano gli strappi.

Finalmente quel velo pesante e umido, che opprimeva gli animi di tutti, cominciò ad alzarsi, fuggendo, in ondate immense, verso levante.

I ghiacci, che fino allora si scorgevano vagamente, comparvero quasi tutti d’un colpo.

Dinanzi alla Stella Polare s’estendeva una massa enorme, un floe, ossia campo di ghiaccio formato dal congelarsi dell’acqua di mare.

Aveva una estensione notevole e presentava immense spaccature. Le pressioni che doveva aver subìto nelle regioni più settentrionali dovevano averlo danneggiato assai, tuttavia presentava una fronte ancora troppo compatta per lo sperone della Stella Polare.