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Il ritorno 315


Era la nave mandata in cerca del Duca dal Re Vittorio Emanuele, per comunicargli la tremenda notizia del più grande delitto del secolo: l’assassinio di Re Umberto.

A bordo aveva i signori cav. Silvestri ed il conte Tarsis, incaricati di lasciare al Capo Flora la corrispondenza della Casa Reale.

La nave stava appunto tornando dalla Terra Francesco Giuseppe, non avendo potuto approdare in causa dei ghiacci.

Una scialuppa venne messa in acqua ed i signori Silvestri e Tarsis recano al Duca, mentre gli equipaggi si salutano con urrà entusiastici, la ferale notizia.

È un colpo di fulmine che scoppia a bordo della Stella Polare. La prima notizia che i fortunati esploratori dovevano ricevere dall’Europa, doveva essere l’assassinio del Re buono e cavalleresco!…

La commozione fu immensa. S. A. R. estremamente commosso, si rinchiuse nella sua cabina dove rimase due giorni, mentre la Stella Polare, invece di appoggiare su Hammerfest, riprendeva nuovamente il viaggio verso il sud.

Il 9 settembre la Stella Polare, fra gli urrà della intera popolazione, accorsa in massa a salutare gli arditi esploratori, approda a Trondhiem, e due giorni dopo S. A. R. e Cagni facevano la loro entrata trionfale in Christiania, la capitale della Norvegia, a fianco di Nansen e seguìti da uno stuolo di scienziati.

Tutti rammentano le grandi accoglienze fatte a S. A. R. ed al capitano Cagni in Norvegia, in Danimarca ed in Italia: tutti ricordano l’infinito numero di dispacci mandati dalle più notevoli autorità italiane ed estere all’audace organizzatore della spedizione polare, perchè io ne parli. Risuona ancora per l’aria l’eco degli entusiastici applausi, ben meritati, di Torino, di Roma, di Napoli e di Venezia.

Fu un vero ritorno trionfale, giusta ricompensa a coloro che per la gloria d’Italia e della scienza avevano percorse quelle gelide terre polari per quattordici mesi.

E quali i risultati della spedizione? Splendidi senza dubbio.

La spedizione italiana ha avuto il vanto di superare tutti gli esploratori che da trecent’anni, con costanza invidiabile, marciarono alla conquista del polo, superando perfino lo stesso Nansen.