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288 Capitolo trentaduesimo

— Donna Dolores, non esponetevi troppo, — disse Cordoba nel momento in cui in lontananza si udivano i nitriti dei cavalli nemici. — Se noi stiamo tutti nascosti, non subiremo perdita alcuna.

— Sono impaziente di fare anch’io fuoco addosso a quegli odiati yankees, — rispose la marchesa. — Cercherò di rendere le palle che hanno gettato addosso al mio Yucatan; saranno palle infinitamente più piccole, ma uccideranno egualmente.

In quel momento alcuni cacciatori spagnuoli che si erano spinti fino sul margine del bosco per sorvegliare le mosse dei rough-riders, passarono accanto al macchione, correndo.

— Il nemico? — chiese Cordoba.

— S’avvicina di galoppo! — risposero i cacciatori. — Pronti al fuoco! —

Il reggimento s’avanzava schiamazzando come si recasse ad una partita di piacere. Quei giovanotti, per la maggior parte nuovi al fuoco, credevano di fugare gli spagnuoli colla loro sola presenza o tutt’al più a colpi di laccio.

Diviso in due grosse colonne si era già cacciato fra gli alberi, impegnandosi in mezzo ad un vero caos di banani, di mangli, di cedri enormi, di cotonieri. Solamente pochi esploratori stavano un po’ dinanzi e parevano non si dessero gran pensiero della vicinanza del nemico.

Cordoba e la marchesa si erano alzati, celandosi dietro un tronco enorme, mentre i loro marinai si erano sdraiati in mezzo ai cespugli, tenendo i fucili puntati.

Ad un tratto si udirono alcuni squilli di tromba, poi una fanfara attaccò vigorosamente. Doveva essere il segnale della carica.

Un istante dopo due o trecento cavalli si slanciarono all’impazzata, disordinatamente, in mezzo agli alberi.

I volontari caricavano tenendo il laccio nella destra e la sciabola nella sinistra.

Una scarica improvvisa parte dal macchione occupato dalla marchesa e dai marinai del Yucatan. Gli esploratori che galoppano dinanzi al grosso dello squadrone oscillano sulle groppe dei loro cavalli, poi cadono a destra ed a sinistra.

I rough-riders che vengono dietro si gettano innanzi, ma a destra ed a sinistra, scariche furiose partono. Da ogni macchia, da ogni cespuglio, da ogni fascio di erbe, dietro ad ogni tronco d’albero gli spari rimbombano.

Gli americani che credevano di spazzar via gli avversari come fossero semplici conigli o cavalli selvaggi delle grandi praterie del Far-West, s’arrestano di colpo, fanno fuoco a casaccio colle loro rivoltelle poi si sbandano disordinatamente mentre le scariche dei marinai del Yucatan e degli spagnuoli continuavano serrate, fitte, implacabili.

Dietro però quei primi squadroni ve ne sono altri più numerosi. Il tenente colonnello Roosewelt si mette alla loro testa e li