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188 Capitolo XIII.

un complotto per assassinare il disgraziato capitano, se non che, al momento di trucidarlo, tre si rifiutarono e inorriditi di quanto avevano tramato, denunciarono il quarto, che era il più violento ed il più aggressivo.

— Dovevano appiccarlo, — disse José.

— No, — disse papà Pardoe. — Invece gli fecero la grazia e lo relegarono in un isolotto vicino.

Non so precisamente, quanto rimanessero su quell’isola, ma molti anni di certo. So che stavano per morire di nostalgia e di disperazione quando finalmente vennero salvati da una baleniera inglese, che i venti contrari e le bufere avevano spinto verso quelle spiaggie e che li rimpatriò.

— Se fosse toccata una sorte eguale anche ad Alonzo! — esclamò Mariquita con angoscia.

— Il signor Gutierres ha con sè dei marinai fedeli, che lo amano come un fratello, — disse papà Pardoe. — Io li conosco tutti e so quanto sono bravi ed obbedienti.

— Se avesse naufragato sull’isola degli Stati, non si troverebbe in mezzo all’abbondanza, — disse il signor Lopez. — In quella terra freddissima non vi sono nè capre, nè porci selvatici, come ne ha trovati il capitano Bernard a New Island.

— Le foche abbondano in quei paraggi, signore, — rispose Pardoe, — ed i pinguini vi sono a milioni. È vero che la carne nera ed oleosa delle foche e quella rancida dei pinguini, non è molto appetitosa, pure basta per non morire di fame. Io sarei più contento se la Rosita avesse fatto naufragio sull’isola degli Stati, piuttosto che sulle coste della Terra del Fuoco. Almeno là non vi sono selvaggi e non si corre il pericolo di venire divorati.

Orsù; non vi disperate, signora Mariquita. O sull’una o sull’altra terra, noi troveremo certamente il vostro fidanzato. —