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Sull'Atlantico 143

tamente verso il canale dove si udivano le onde rompersi contro le rive con cupi muggiti, che l’oscurità della notte rendeva più paurosi.

Nessuno sapeva se vi erano ancora banchi di ghiaccio che potessero impedire la marcia. Piotre del resto era risoluto a speronarli ed aprirsi il passaggio a viva forza.

Tutti gli uomini s’erano disposti ai bracci delle manovre e alle scotte della randa, pronti ad obbedire al primo comando del baleniere. In alto, sul castello di prora, sondavano l’acqua e ascoltavano attentamente il rompersi delle onde.

Mariquita, avvolta in un pesante mantello di vigogna, col cappuccio calato sulla fronte, si era collocata a poppa a breve distanza da Piotre, assieme a papà Pardoe ed al signor Lopez.

Quantunque in quel momento si decidesse non solo la sorte della Quiqua, bensì anche quella di Alonzo, l’uomo che sempre tanto adorava, si mostrava tranquilla. Forse aveva una fiducia illimitata nella valentìa del baleniere, che suo malgrado era costretta ad ammirare.

In mezzo ai fischi ed ai ruggiti dei williwans si udivano ancora le urla formidabili dei patagoni e qualche bola fiammeggiante solcava il nebbione, con sibili acuti, spegnendosi in mare; nondimeno ormai quei pericolosi e giganteschi avversari, non erano più da temere.

Era bensì vero che potevano radunarsi alle due estremità delle penisolette che formavano la baia e salutare la nave con un secondo bombardamento, tuttavia nessuno più se ne preoccupava.

In quel momento i veri nemici erano i colpi di vento e le scogliere dello stretto.

— Se potremo imboccare il canale, Piotre sarà bravo, — disse il signor Lopez a papà Pardoe. — Nessun capi-