Pagina:Santucci Sulla melodia Lucca 1828.djvu/65

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misura, o per difetto del cantante o del compositore: cosa diverrebbe egli mai un tale solfeggio i Ciò ebe diverrebbe qualunque composizione (come sarebbe) un sonetto, che fosse mancante di sintassi . Altro in esso non si riscontrerebbe che un confuso ammasso di parole poste a caso senza concatenazione alcuna, iu cui il lettore non troverebbe senso veruno . E’ dunque chiaro che la musica debbe avere una misura, e questa debb’esser giusta e sensibile, altrimenti qualunque melodia perderebbe ogni suo pregio, e l’armonia poi diventerebbe un caos.

V. Può la misura esser ben anche considerata rapporto alla natura della lingua, cui si adatta la musica , e segnatamente rapporto a quella proprietà comune a tutte, che chiamasi prosodia . E’ necessario pertanto che la misura rilevi con esattezza la quantità delle sillabe brevi e lunghe, onde la pronunzia delle parole sia tale, qual debb’essere 5 nè si senta quello sconcio, non si raro a’ dì nostri, per cui le sillabe lunghe si fanno brevi, e brevi le lunghe (2) .

VI. Ma sott’altro aspetto riguardiamo la misura, Accademici ornatissimi, aspetto assai più recondito ed interessante delle cose fin qui ragionate. Consideriamo adunque la misura sotto l’aspetto del ritmo . Il ritmo nella musica altro egli non è che un certo ordine nella successione de’ suoni . L’idea pertanto che può darsi del ritmo ella è questa: ei fa in essa quello che la misura de’ versi nella poesìa .

VII. Tutti e antichi e moderni attribuiscono al ritmo una gran forza, e confessano che dal medesimo