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150 l'istoria del concilio tridentino


non solo levare l’obedienzia al pontefice, ma anco indebolire la sua; replicava de quei medesimi concetti usati dal Montepulciano per impedir il colloquio determinato nella dieta di Francfort, e delli usati dal cardinale Farnese per impedire quello d’Aganoa. Finalmente Cesare, considerate quelle ragioni e li avvisi datigli dal Granvella delle difficoltá che incontrava, e pensando di far meglio l’opera esso in propria persona, risolvè che il colloquio non procedesse piú innanzi. Per il che, avendo parlato tre giorni Ecchio e Melantone, fu interrotto il colloquio, essendo venute lettere da Cesare che richiamavano il Granvella e rimettevano il rimanente alla dieta di Ratisbona.

Quella si cominciò a congregare nel marzo 1541. Si ritrovò Cesare in persona, con speranza grandissima di dover terminare tutte le discordie e unire la Germania in una religione. Per qual effetto aveva anco pregato il pontefice che volesse mandar un legato, persona dotta e discreta, con amplissima autoritá, sí che non fosse stato bisogno mandar a Roma per cosa alcuna, ma s’avesse potuto determinare lá immediate tutto quello che dalla dieta e dal legato fosse stato giudicato conveniente; dicendo che perciò aveva esaudite l’efficaci istanze fattegli dal nuncio residente appresso sé per interrompere il colloquio di Vormazia.

Mandò il pontefice legato Gasparo Cardinal Contarini, uomo stimato di eccellente bontá e dottrina; l’accompagnò anco con persone ben instrutte di tutti li interessi della corte e con notari che dovessero far instrumento di tutte le cose che fossero trattate e dette: li diede in commissione che, se presentisse trattarsi di far cosa in diminuzione dell’autoritá pontificia, interrompesse con propor il concilio generale, unico e vero rimedio; e quando l’imperatore fosse sforzato a condescendere alli protestanti in qualche cosa pregiudiciale, egli dovesse con l’autoritá apostolica proibirla; e se fosse fatta, condannarla e dechiararla irrita, e partirsi dal luogo della dieta, ma non dalla compagnia di Cesare.

Gionto il legato a Ratisbona, la prima cosa che ebbe a

fare con l’imperatore fu scusar il pontefice che non li avesse