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164 l'istoria del concilio tridentino


la presa e sacco di Roma, e la derisione aggiorna al danno col far processioni in Spagna per la liberazione del papa che egli teneva pregione; discorse per tutte le cause di offese tra sé e Cesare, imputando a lui ogni cosa; concluse non potersi ascrivere a lui che il concilio di Trento fosse impedito o retardato, essendo cosa da che non gli ne veniva alcuna utilitá ed era molto lontana dagli esempi de’ suoi maggiori; li quali imitando, metteva ogni suo spirito a conservare la religione, come ben dimostravano gli editti ed esecuzioni ultimamente fatte in Francia: per il che pregava la Santitá sua di non dare fede alle calunnie e rendersi certa di averlo sempre pronto in tutte le cause sue e della chiesa romana.

Il pontefice, per non pregiudicare all’ufficio di padre comune, dalli precessori suoi sempre ostentato, destinò ad ambidua li principi legati per introdurre trattato di pacificazione: il Cardinal Contarini a Cesare e il Sadoleto al re di Francia, a pregarli di remettere le ingiurie private per rispetto della causa pubblica e pacificarsi insieme, acciò che le loro discordie non impedissero la concordia della religione. Ed essendo quasi immediate passato ad altra vita il Contarini, vi sostituí il Cardinal Viseo, con maraviglia della corte, perché quel cardinale non aveva la grazia di Cesare a cui era mandato. E con tutto che la guerra ardesse in tanti luochi, il pontefice, riputando che se non proseguiva il negozio del concilio interessava molto la sua riputazione, sotto li 26 agosto di questo anno 1542 mandò a Trento per legati suoi alla sinodo intimata li cardinali Pietro Paolo Parisio, Giovanni Morone e Reginaldo Polo: il primo come dotto e pratico canonista, il secondo intendente de maneggi, il terzo a fine di mostrare che sebbene il re d’Inghilterra era alienato dalla soggezione romana, il regno però aveva gran parte in concilio. A questi spedi il mandato della legazione, e commesse che si ritrovassero al tempo determinato, ricevessero e trattenessero li prelati e ambasciatori che vi fossero andati, non facendo però

azione alcuna pubblica, sino che non avessero ricevuta l’instruzione che egli li averebbe inviato a tempo opportuno.