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l'istoria del concilio tridentino |
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restando al comun parere del consesso la definizione del capo
principale per che era congregata l’adunanza. Questa forma
apparisce nelli concili, de’ quali gli atti restano. Si può portar
per esempio il colloquio de’ cattolici e donatisti inanzi Marcellino, e altri molti. Ma per parlar solo de’ concili generali,
questo si vede nel concilio efesino primo, inanzi Candidiano
conte, mandato per presedere dall’imperatore; e piú chiaramente nel calcedonense generale, inanzi Marziano e giudici
da lui deputati; nel constantinopolitano di Trullo, inanzi Constantino Pogonato, dove il prencipe o magistrato presidente
comanda che cosa si debbia trattare, che ordine tenere, chi
debbia parlar, chi tacere, e nascendo differenza in queste cose,
le decide e accomoda. E negli altri generali, de’ quali gli atti
non restano, come del primo niceno e del secondo constantinopolitano, attestano gl’istorici di quei tempi che l’istesso
fecero Constantino e Teodosio. In questi stessi tempi non
s’intermessero però quelli altri, quando li stessi vescovi da
loro medesimi s’adunavano; e l’azione era guidata, come s’è
detto, da uno di loro, e la risoluzione presa secondo il comun
parere. La materia trattata alle volte era di breve risoluzione,
sì che in un consesso si espediva; alle volte per la difficoltá
o multiplicitá aveva bisogno di reiterati, onde vengono le
molte sessioni nel medesimo concilio. Nessuna era di ceremonia, né per solo pubblicar cose digeste giá altrove, ma per
intendere il parer di ciascuno; erano chiamati atti del concilio
li colloqui, le discussioni, le dispute e tutto quello che si
faceva o diceva. È nova openione e praticata poche volte,
se ben in Trento è stabilita, che li soli decreti siano atti del
concilio, e soli debbiano esser dati in luce, ché negli antichi
tutto si dava a tutti. Intervenivano notari per raccogliere li
voti, li quali, quando un vescovo parlava non contradicendo
alcuno, non scrivevano il nome proprio di quello, ma usavano
di scrivere cosí: «la santa sinodo disse». E quando molti
dicevano l’istesso, si scriveva: «li vescovi esclamarono», o
vero «affermarono»; e le cose cosí dette erano prese per
definizioni. Se parlavano in contrario senso erano notate le