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248 l'istoria del concilio tridentino


che la chiesa romana piú diletta fosse stata lasciata senza tanto beneficio, e però che questo stesso Spirito Santo, qual dettò li libri sacri, abbia anco indettata questa transazione che dalla chiesa romana doveva esser accettata. Ad alcuni pareva ardua cosa fare profeta, o vero apostolo, uno, solamente per tradur un libro; però moderavano l’asserzione con dire che non ebbe spirito profetico o apostolico, ma ben uno a questo molto vicino. E se alcuno si rendesse difficile a dare l’assistenza dello spirito di Dio all’interprete, non la potrá negare al concilio; e quando sará approvata la Vulgata edizione e fulminato l’anatema contra chi non la riceve, quella sará senza errori, non per spirito di chi la scrisse, ma della sinodo che per tale l’ha ricevuta.

Don Isidoro Clario bresciano, abbate benedittino, molto versato in questo studio, con la narrazione istorica cercò di rimover questa opinione, dicendo in sostanza che del vecchio Testamento molte translazioni greche furono nella primitiva Chiesa, quali Origene raccolse in un volume confrontandole in sei colonne: di queste la principale si chiama dei Settanta, dalla quale ne furono tratte anco diverse in latino, sì come anco varie ne furono cavate dalle Scritture del novo Testamento greche, una de quali, la piú seguita e letta nelle chiese, si chiama Itala, da sant’Agostino tenuta per migliore delle altre, in maniera però che si dovesse preferir senza nessun dubbio li testi greci. Ma san Geronimo, perito, come ognun sa, nella cognizione delle lingue, vedendo quella del vecchio Testamento deviare dalla veritá ebraica, parte per difetto dell’interprete greco, parte del latino, ne trasse una dall’ebreo immediate ed emendò quella del novo Testamento alla veritá del greco testo. Per il credito in quale Geronimo era, la traduzione sua fu da molti ricevuta, e repudiata da altri, piú tenaci degli errori dell’antichitá e aborrenti dalle novitá, o, come egli si duole, per emulazione: ma dopo qualche anni cessata l’invidia, fu ricevuta quella di san Geronimo da tutti li latini, e furono ambedue in uso, chiamandosi la vecchia e la nova. Testifica san Gregorio, scrivendo a Leandro sopra Iob, che la sede apo-