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252 l'istoria del concilio tridentino


Tra queste opinioni ve ne camminarono due medie. Una, che non fosse bene restringere l’intelligenza della Scrittura ai soli Padri, atteso che per il piú li loro sensi sono allegorici e rare volte litterali, e quelli che seguono la lettera s’accomodano al loro tempo, si che l’esposizione non riesce a proposito per l’etá nostra. Esser stato dottamente detto dal Cardinal Cusano, di eccellente dottrina e bontá, che l’intelligenza delle Scritture si debbe accomodar al tempo ed esporla secondo il rito corrente, e non aver per maraviglia se la pratica della Chiesa in un tempo interpreta in un modo, in un altro all’altro. E non altrimenti l’intese il concilio lateranense ultimo, quando statuì che la Scrittura fosse esposta secondo li dottori della Chiesa, o come il longo uso ha approvato. Concludeva questa opinione che le nove esposizioni non fossero vietate, se non quando discordano dal senso corrente.

Ma fra’ Dominico Soto dominicano distinse la materia di fede e di costumi dalle altre, dicendo in quella sola esser giusto tenir ogni ingegno tra i termini giá posti, ma nelle altre non esser inconveniente lasciar che ognuno, salva la pietá c caritá, abondi nel proprio senso; non esser stata mente delli Padri che fossero seguiti di necessitá, salvo che nelle cose necessarie da credere ed operare. Né li pontefici romani, quando hanno esposto nelle decretali loro alcun passo della Scrittura in un senso, aver inteso di canonizzar quello, sì che non fosse lecito altrimenti intenderlo, purché con ragione. E cosí l’intese san Paulo, quando disse che si dovesse usar la profezia, cioè l’interpretazione della Scrittura, secondo la ragione della fede, cioè riferendola agli articoli di quella: e se questa distinzione non si facesse, si darebbe in notabili inconvenienti, per le contrarietá che si ritrovano in diverse esposizioni date dalli antichi Padri, che repugnano l’una all’altra.

Le difficoltá promosse non furono di tanta efficacia che nella congregazione delli padri non fosse con consenso quasi universale approvata l’edizione Vulgata, avendo fatto potente impressione nell’animo delli prelati quel discorso che li maestri di grammatica si arrogherebbono d’insegnar alli vescovi e