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268 l'istoria del concilio tridentino


l’altra. Però senza altro risguardo dassero mano al peccato originale, ma avvertendo di non valersi in modo alcuno di quella scusa che disegnavano usar con don Francesco, cioè che l’articolo del peccato originale non sia controverso in Germania, e usassero piuttosto termini generali, e con ogni sorte di riverenza verso l’imperatore. Li comandò oltra di ciò strettamente che intorno l’emendazione dell’edizione Vulgata non si dovesse passar piú inanzi, sinché la congregazione delli deputati sopra il concilio in Roma non avesse deliberato il modo che si deve tenere.

In esecuzione di quegli ordini, risoluti li legati di passar inanzi alla proposizione del peccato originale, fecero congregazione doi giorni continuatamente per risolvere li dui capi del leggere e predicare, inanzi che pubblicassero di voler trattar materia di fede, acciò, restando quei capi indecisi, non porgessero occasione agli imperiali di divertir da questa; e dalli deputati sopra l’edizione Vulgata si fecero portare tutto l’operato in quella materia, commettendo loro che non vi mettessero piú mano sino ad altro novo ordine. Tale era la libertá del concilio dependente dal pontefice nel tralasciare le cose incominciate e metter mano alle nove.

Nel trattar di lezioni e prediche, era generale querela dei vescovi, e massime spagnoli, che essendo precetto di Cristo che sia insegnata la sua dottrina, il che si esequisce con la predica nella chiesa e con la lezione a’ piú capaci, acciò siano atti ad insegnar al popolo, di tutto ciò la cura di sopraintendere a qualonque altro esercita quei ministeri debbe essere propria del vescovo; cosí aver instituito gli apostoli, cosí esser stato esequito dalli santi padri; al presente essere levato alli vescovi assolutamente tutto questo ufficio con li privilegi, si che non gliene resta reliquia; e questa essere la causa che tutto è andato in desordine, per esser mutato l’ordine da Cristo instituito. Le universitá con esenzioni si sono sottratte che il vescovo non può saper quello che insegnino, le prediche sono per privilegio date alli frati, quali non riconoscono in conto alcuno il vescovo, né li concedono l’intromettersene,