Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. I, 1935 – BEIC 1916022.djvu/277

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libro secondo - capitolo iv 271


mente oppugnar il pontificato e non quegli ordini; il levare l’esenzioni esser una manifesta depressione della corte romana, perché non averebbe mezzi di tenere tra i termini un vescovo che s’inalzasse troppo: però esser il papa e la corte da mera necessitá constretti a sostentare le cause dei frati. Ma per fare le cose con suavitá, considerarono anco essere necessario tener questa ragione in secreto, e fu deliberato di rispondere alli legati che onninamente conservassero lo stato de’ regolari e procurassero di fermare li vescovi col metter inanzi il numero eccessivo de’ frati e il credito che appresso la plebe hanno, e consegliarli a prendere temperamento e non causar un scisma col troppo volere. Esser ben giusto che ricevino qualche sodisfazione, ma si contentassero anco di darla; e quando si verrá al ristretto, concedessero ogni cosa quanto alli questori, ma quanto alli frati nessuna cosa si facesse senza participarla ai generali, e alli vescovi fosse data sodisfazione che in esistenza non levi li privilegi. L’istesso facessero delle universitá, essendo necessario aver queste e quelli per dependenti dal papa e non da vescovi.

Gionte le lettere in Trento, con tre fini diversi si camminava nel concilio, per il che poco venivano in considerazione gli altri particolari proposti in queste due materie da quelli che non erano interessati né a favore né contra le esenzioni. Fu proposto intorno alle lezioni da alcuni di questi di restituire l’uso antico, quando li monasteri e le canoniche non erano altro che collegi e scole, di che restano reliquie in molte cattedrali, dove è la dignitá dello scolastico, capo delli lettori, con prebenda, quali adesso non esercitano il carico, e sono conferite a persone inette per esercitarlo; e a tutti parve onesta e util cosa reintrodurre la lezione delle cose sacre e nelle cattedrali e nelli monasteri. Alle cattedrali pareva facile il provvedere dando cura dell’esecuzione a’ vescovi, ma alli monasteri difficile. Al dare sopraintendenza alli vescovi anco in questo si opponevano li legati, se ben de’ soli monachi e non de’ mendicanti si trattava, per non lasciar aprir la porta di metter mano nelli privilegi concessi dal papa. Ma a questo