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296 l'istoria del concilio tridentino


testimonio dell’incorrotta religione; che li re mai hanno permesso in nessuna parte di Francia setta alcuna né altri che cattolici, anzi hanno procurato la conversione degli esteri e idolatri ed eretici, e con pie arme costrettili a professare la vera e sana religione. Narrò come Childeberto con guerra constrinse li visigoti ariani a congiongersi con la chiesa cattolica, e Carlo Magno fece trenta anni di guerra con li sassoni per ridurli alla religion cristiana. Passò poi a dire li favori fatti alla chiesa romana; raccontò le imprese di Pipino e Carlo Magno contro longobardi, e come a questo da Adriano nella sinodo de’ vescovi fu concesso di crear il papa e di approvar li vescovi del dominio suo, e investirli dopo ricevuto da loro il giuramento di fideltá, soggiongendo che se ben Lodovico Pio suo figliuolo cesse a quell’autoritá di crear il papa, riservò nondimeno che li fossero mandati legati per conservar l’amicizia, la qual sempre continuò coltivata con scambievoli uffici. Per la qual confidenza li romani pontefici nelli tempi difficili, o scacciati dalla loro sede, o temendo sedizione, si sono ritirati in quel regno. Non potersi narrar quanti pericoli li francesi hanno corso, e le eccessive profusioni di denari e sangue per dilatar li confini dell’imperio cristiano, o per ricuperar le cose occupate da’ barbari, o per restituir li pontefici, o liberarli dai pericoli. Soggionse che, da questi avendo origine, Francesco re colla medesma pietá nel principio del suo regno, dopo la vittoria di Lombardia, andò a trovar Leon X a Bologna per fermar con lui concordia, la qual ha continuato con Adriano, Clemente e con Paulo; e in questi ventisei anni, essendo le cose della fede ridotte in grand’ambiguitá in diverse regioni, con molta accuratezza ha operato che non s’innovasse cosa alcuna nell’uso comune ecclesiastico, ma tutto fosse riservato alli giudici pubblici della Chiesa. E quantonque sia di natura clemente, piacevole e aborrente da sangue, ha usato severitá e proposti gravi editti; ha operato, con la sua diligenza e vigilanza de’ suoi giudici, che in tanta tempesta, che ha sovvertito molte cittá e nazioni intiere, fosse conservato alla Chiesa quel nobilissimo regno quieto, nel quale restano