Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. I, 1935 – BEIC 1916022.djvu/334

Da Wikisource.
328 l'istoria del concilio tridentino


ricever lo Spirito Santo, perché non lo vede né conosce, ma che li discepoli lo conosceranno, perché abitará in loro e in loro sará». Si fortificava il Catarino alla gagliarda, con dire esser un’azione da sognatore il defender che la grazia sia ricevuta volontariamente, non sapendo d’averla; quasi che a ricever volontariamente una cosa non sia necessario che il ricevitor spontaneo sappia che gli è data, che realmente la riceve, e dopo ricevuta che la possede.

La forza di queste ragioni fece prima ritirar alquanto quelli che la censuravano di temeritá, e condescender a concedere che si potesse aver qualche congettura, se ben non certezza per ordinario; condescendendo anco a dar certezza nelli mártiri, nelli novamente battezzati, e a certi per special revelazione; e da congettura si lasciarono condur anco a chiamarla «fede morale». E il Vega, che nel principio admetteva sola probabilitá, vinto dalle ragioni ed entrato poi a favorir la certezza, per non parer che alla sentenzia luterana si conformasse, diceva esservi tanta certezza che esclude ogni dubbio e non può ingannare; quella però non esser fede cristiana, ma umana ed esperimentale; e sí come chi ha caldo è certo d’averlo, e senza senso sarebbe quando ne dubitasse, cosí chi ha la grazia in sé, la sente, e non può dubitarne per il senso dell’anima, non per revelazione divina. Ma li altri defensori della certezza, costretti dagli avversari a parlar chiaro, si tenevano che l’uomo potesse averla; o pur anco se fosse a ciò tenuto, e se era fede divina o pur umana, si ridussero a dire che, essendo una fede prestata al testimonio dello Spirito Santo, non si poteva dire che fosse in libertá, essendo tenuto ciascuno a credere alle revelazioni divine; né si poteva chiamar fede se non divina.

E angustiati dall’obiezione che, se quella è fede non uguale alla cattolica, non esclude ogni dubbio; se uguale, adonque tanto debbe il giusto credere d’esser giustificato, quanto gli articoli della fede, rispondeva il Catarino che quella era fede divina, di ugual certezza ed escludente ogni dubbio, cosí ben come la cattolica; ma non esser cattolica essa. Asse-