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libro secondo - capitolo viii 391


mutar un sacramento tanto principale in un rito, che forse in qualche particolar luogo fu una volta usato, ma non mai fu universale come l’onzione del crisma.

Sopra l’ultimo articolo fu molta difficoltá, per il fatto di san Gregorio papa, che concesse quel ministerio alli semplici preti. Nel che li franciscani, per la dottrina di san Bonaventura che, seguito da Gioanni Scoto e dall’ordine loro, attribuiva al solo vescovo questo ministerio, avendo per nullo l’attentato da un prete (il che fu anco tenuto da papa Adriano IV), rispondevano che quella fu permissione, e per quella volta sola, e contra il voler del papa per fuggir lo scandolo di quei popoli; o vero che quell’onzione da Gregorio permessa non era sacramento della confermazione. La qual risposta non essendo piaciuta a san Tomaso, perché non libera totalmente il papa dall’aver errato, egli trovò temperamento con dire che, quantonque il vescovo sia ministro della confermazione, possi nondimeno esser ministrato dal prete con permissione del papa. Al che opponevano gli altri la dottrina della chiesa romana esser assoluta; che da Cristo sono instituiti li ministri delli sacramenti, a’ quali se ben il papa può comandare quanto all’esercizio del ministerio, non può però in modo alcuno fare che il sacramento ministrato da altri sia valido, né che il conferito dal ministro instituito da Cristo, eziandio contra il precetto di esso papa, sia nullo: e però se Cristo ha instituito il vescovo per ministro, il papa non lo può conceder al prete; se Cristo ha concesso che il prete possi, non lo può impedire il papa; parendo gran cosa che negli altri sacramenti, tutti di maggior necessitá, Cristo avesse prescritto il ministro, senza lasciar nessuna libertá agli uomini; e in questo, che si può ad ogni meglior opportunitá differire, avesse usato una singolaritá, della quale per seicento anni, che furono sino a Gregorio, nessuno avesse mai fatto minima menzione: e far un articolo di fede sopra quattro parole dette per occasione, ché se quell’Epistola si fosse perduta, mai nessuno averebbe inventato quella distinzione insolita in tal materie, né applicabile ad altro che a questo luoco di Gregorio.