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424 l'istoria del concilio tridentino


V. Che siano ordinati solo per nudrir la fede.

VI. Che non contengono in loro la grazia significata, o non la danno a chi non vi fa repugnanzia, ma siano segni esterni della giustizia e caratteri della professione cristiana, per discernere li fedeli dagl’infedeli.

VII. Che non sempre e non a tutti sia data la grazia per li sacramenti, quanto s’aspetta dalla parte di Dio, purché siano legittimamente ricevuti.

VIII. Che per li sacramenti non è data la grazia in virtú dell’amministrazione di quelli, chiamata opus operatum,, ma che basti la sola fede alla divina promessa.

IX. Che nel battesmo, confirmazione e ordine non sia impresso nell’anima un carattere spirituale che non si può scancellare; per il che non si possono ricever, salvo che una volta.

X. Che tutti li cristiani hanno potestá di amministrar la parola e tutti i sacramenti.

XI. Che nel ministrar li sacramenti non sia necessaria nel ministro l’intenzione, almeno di far quello che fa la Chiesa.

XII. Che il ministro in peccato mortale non dia il vero sacramento, se ben osserva tutte le cose necessarie.

XIII. Che li riti approvati dalla Chiesa e soliti possino esser sprezzati o tralasciati da ogni pastor, o vero mutati in altri.

Del battesmo erano anatematismi quattordici:

I. Contra chi dice che il battesmo di Gioanni avesse la stessa virtú con quello di Cristo.

II. Che l’acqua vera e naturale non sia necessaria al battesmo.

III. Che nella chiesa romana, madre e maestra di tutte le chiese, non è la vera dottrina del battesmo.

IV. Che il battesmo, dato dagli eretici nel nome del Padre, Figlio e Spirito Santo con intenzione di far quello che la Chiesa fa, non sia vero.

V. Che il battesmo sia libero e non necessario alla salute.