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libro terzo - capitolo i 7


cardinale Sfondrato per legato, con instruzione di trattare con gli ecclesiastici e tenerli in devozione, e propor anco diversi partiti a Cesare per fermar il concilio in Bologna, dal quale, quando fosse stato in luoco non a sé soggetto, temeva piú che delle armi, quali Cesare avesse potuto mover in Italia.

Fu in questo tempo a Napoli una sedizione gravissima, avendo voluto don Pietro di Toledo viceré introdur in quel regno l’inquisizione secondo il costume di Spagna; repugnando li napolitani, che prima con voci sediziose gridarono per Napoli: Viva l’imperatore, e muora l’inquisizione; poi adunati insieme avevano eletto un magistrato che gli defendesse, e dicevano essersi resi al re cattolico con espressa convenzione che le cause di eresia fossero giudicate dalli giudici ordinari ecclesiastici, e non fosse introdotto special ufficio d’inquisizione. E per questa causa tra spagnoli e napolitani sediziosamente si venne alle armi, e vi furono molte uccisioni, con pericolo anco di rebellione. Dopo ordinate le cose, e poste cinquantamila persone in arme, che con segni delle campane si radunavano, e ridottisi li spagnoli nelli castelli, e il popolo a luochi opportuni fortificatosi d’artegliaria, si fece quasi una guerra formale tra la cittá e li castelli; essendo durato il tumulto dal fine di maggio fino mezzo luglio, con uccisione tra l’una e l’altra parte di trecento e piú persone; nel quale mentre mandò anco la cittá ambasciatori all’imperatore e al pontefice, al quale si offerirono di rendersi, quando avesse voluto riceverli. Ma a lui bastava nodrire la sedizione, come faceva con molta destrezza, non parendoli aver forze per sostenere l’impresa; se ben il cardinale teatino, arcivescovo di quella cittá, promettendoli aderenza de tutti li parenti suoi che erano molti e potenti, insieme con l’opera sua, ché a quell’effetto sarebbe andato in persona, efficacemente l’esortava a non lasciar passar un’occasione tanto fruttuosa per servizio della Chiesa, acquistandoli un tanto regno. Li spagnoli, chiamati aiuti da diverse parti, si resero piú potenti, e vennero anco littere dall’imperatore, che si contentava che non fosse posta inquisizione, perdonava alla cittá, eccettuati