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12 | l'istoria del concilio di trento |
che si rimettessero alla sua fede. Con l’elettor palatino le
preghiere avevano specie di minaccie, rispetto alle precedenti
offese perdonate di recente. Verso Maurizio duca di Sassonia
erano necessitá, per tanti benefici novamente avuti da Cesare,
e perché desiderava liberare il lantgravio suo suocero. Per il
che, promettendo loro Cesare di adoperarsi che in concilio
avessero la dovuta sodisfazione, e ricercandoli che si fidassero
in lui, finalmente consentirono, e furono seguiti dalli ambasciatori dell’elettore di Brandeburg e da tutti li principi. Le
cittá ricusarono, come cosa di gran pericolo, il sottomettersi
indifferentemente a tutti li decreti del concilio. Il Granvella
negoziò con li ambasciatori loro assai e longamente, trattandoli anco da ostinati a ricusar quello che i principi avevano
comprobato, aggiongendo qualche sorte di minaccie di condannarli in somma maggiore che la giá pagata; per il che
finalmente furono costretti di condescendere al voler di Cesare,
riservata però cauzione per l’osservanza delle promesse. Onde
chiamati alla presenza dell’imperatore, e interrogati se si conformavano alla deliberazione dei principi, risposero che sarebbe stato troppo ardire il loro a voler correggere la risposta
de’ principi, e tutt’insieme diedero una scrittura contenente
le condizioni con che averebbono ricevuto il concilio. La
scrittura fu ricevuta ma non letta, e per nome di Cesare dal
suo cancelliero furono lodati che ad esempio degli altri avessero rimesso il tutto all’imperatore e fidatisi di lui; e l’istesso
imperatore fece dimostrazione d’averlo molto grato. Cosí l’una
e l’altra parte voleva esser ingannata.
Il cardinale Sfondrato non aveva mancato del debito in proporre molti vantaggi per Cesare, quando fosse condesceso a consentir il concilio in Bologna: li mostrò confusioni in che era l’Inghilterra sotto un re fanciullo, con governatori discordi e con li popoli tra loro dissidenti per causa della religione; li scoprí le intelligenze che il papa teneva in quel regno, che tutte sarebbono state a suo favore; propose che il papa l’averebbe aiutato a quell’impresa con numero di gente
e di vasselli, che li averebbe concesso di valersi delle rendite