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214 l'istoria del concilio di trento


fanno, e che diranno molte cose in contrario per disturbarlo: ma lo convocherá contra il loro volere, e fará conoscer quanto può quella sede, quando ha un pontefice animoso. Il 26 del mese di maggio, anniversario della sua coronazione, desinando con lui, secondo il solito, tutti li cardinali e ambasciatori, dopo il desinare entrò in ragionamento del concilio: e disse la sua deliberazione esser di celebrarlo onninamente in Roma, e che per urbanitá lo faceva intender alli principi, e acciò che li prelati avessero le strade sicure. Però, quantonque non vi fossero andati altri prelati, l’averebbe fatto con quelli soli che si ritrovavano in corte, perché sapeva ben lui quanta autoritá aveva.

Mentre il papa è attento alla riforma, andò avviso a Roma essere stata conclusa per mezzo del Cardinal Polo, che per nome della regina d’Inghilterra s’interpose, la tregua tra l’imperatore e il re di Francia a’ 5 di febbraro: le qual cose resero attonito il pontefice, e maggiormente il Cardinal Carafa, essendo trattata e conclusa senza loro. Al papa principalmente dispiaceva per la diminuzione della riputazione, e per li pericoli che portava, se quei prencipi si fossero congionti; a discrezione de’ quali li sarebbe convenuto stare. Al cardinale, impaziente della quiete, pareva che cinque anni nella decrepita etá del zio gli levavano totalmente le occasioni di adoprarsi a scacciar dal Regno li spagnoli tanto da lui odiati; con tutto ciò non perduto d’animo, mostrò il papa sentir allegrezza della tregua, non però contentarsene intieramente, poiché per il concilio che disegnava fare, diceva esser necessaria una pace: la qual egli era risoluto trattare, e a questo fine mandar legati all’uno e all’altro principe, essendo certo di doverla concludere, perché voleva adoprar l’autoritá. Non voleva esser per le loro guerre impedito dal governo della Chiesa, commessogli da Cristo. Destinò legati all’imperatore Scipion Rebiba Cardinal di Pisa e al re di Francia il Cardinal Carafa nipote. Questo andò in diligenza; all’altro fu dato ordine di camminar lentamente. Al Rebiba diede instruzione di esortar l’imperatore all’emendazione di Germania, la quale non s’aveva sin allora