Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/233

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libro quinto - capitolo iii 227


per la partita di quelli, e per non voler li rimasti dannar prima le sette. Rispose Ferdinando esser suo desiderio che si continui, e che gli augustani richiamino li cinque partiti, e che li cattolici si contentino tra tanto di cominciare a discutere gli articoli controversi. Il vescovo, vedutosi perso il suo ponto, fu autore alli collocutori cattolici di rescrivere al re che non era giusto incominciar trattazione se non erano tutti li protestanti uniti, perché averebbe bisognato di novo trattar con li assenti quello che fosse concluso con li presenti, e far una doppia fatica. E senza aspettar altra risposta, tutti si ritirarono; e della separazione del colloquio l’una parte diede la colpa all’altra, ciascuna sopra le suddette ragioni.

Il papa, vedutosi per la guerra passata privato del credito col quale riputava poter spaventar tutto ’l mondo, con un atto eroico pensò riacquistarlo, e sprovvistamente il 25 gennaro in consistoro privò il Cardinal Carafa della legazione di Bologna e del governo tutto, e lo relegò a Civita Lavinia; e levò a Gioanni Carafa, fratello di quello, il capitaniato e la cura dell’armata, relegatolo a Galessi; l’altro nepote privò di governator di Borgo e lo relegò in Montebello; comandando che le donne e i figli e le fameglie partissero da Roma, ed essi non si discostassero dalle relegazioni, sotto pena di rebellione. Privò anco degli offici tutti quelli a chi ne avea dato a contemplazione loro; consumò piú di sei ore in querelarsi e inveir contra le opere loro mal fatte, con tanta escandescenza, che si sdegnava contra li cardinali che, per mitigarlo, mettevano qualche buona parola; e al Cardinal Sant’Angelo che, lodata la giustizia, gli raccordò un detto usato da Paulo III frequentemente, che il pontefice non debbe mai levar ad alcuno la speranza di grazia, rispose al cardinale che meglio averebbe fatto Paulo III suo avo, se avesse cosí proceduto contra il padre di lui e castigate le sceleratezze di quello. Instituí novo governo in Roma e nello stato della Chiesa, dando cura di espedir tutti li negozi a Camillo Ursino, al quale aggionse li cardinali di Trani e di Spoleto, affettando in queste azioni fama di giustizia, e rivoltando le colpe delli gravami patiti