Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/248

Da Wikisource.
242 l'istoria del concilio di trento


il re era stato nell’occhio ferito, in pena delle parole dette a! Borgo, che voleva vederlo abbruggiare. Ma la morte e costanza di un uomo cosí conspicuo eccitò nelli animi de molti la curiositá di sapere che dottrina era quella per quale cosí animosamente aveva sostenuto il supplicio, e fu causa di far crescere molto il numero, il quale anco per altre cause andava aumentandosi ogni giorno. Onde gl’interessati nella destruzione loro, o per amor della vecchia religione o come ecclesiastici, e per esser stati autori delle passate persecuzioni, reputando necessario scoprirli prima che il numero fosse cosí grande che non si potesse poi opprimere, a questo fine in tutta Francia, e in Parigi massime, fecero metter immagini della beata Vergine e del li santi in ogni cantone, accendendoli inanzi candele e facendo cantare a’ facchini e altre persone plebee le solite preci della Chiesa, postivi anco uomini con cassellette che dimandavano limosina da comprar candele; e chi passando non onorava le immagini, o non stava con reverenza a quei canti, o non dava le lemosine richieste, li avevano per sospetti, e il manco male che li potesse avvenire era di esser maltrattati dalla plebe con pugni e calci, perché anco gran parte erano impregionati e processati. Questo irritò li reformati e fu gran causa della congiura di Goffredo Renaudio, de quale si dirá.