Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/295

Da Wikisource.

libro quinto - capitolo vii 289


il qual ponderava quello che potesse aspettare, quando fossero ridotti li vescovi in concilio e trattassero tutti insieme, poiché prima che partire concepivano cosí alti pensieri, e aveva qualche dubbio che il re e il suo conseglio potessero averci dentro qualche parte. Nondimeno, come prudente, giudicò che, tenendosi il concilio, non quella sola, ma molte altre novitá potevano esser proposte e tentate, non solo a sua diminuzione, ma ancora contra altri: però esservi anco ad ogni peso il contrappeso suo, e delle cose tentate e temute non riuscire mai la parte millesima.

Piú era attento alli tentativi de’ francesi, per esser imminenti e che si trattavano tra loro; persone che facilmente si risolvono e non usano la flemma spagnola: e però ad ogni avviso pigliava occasione di dar parte all’ambasciatore francese e considerarli in vari propositi che non pensassero a concili nazionali, conventi o colloqui in materia di religione, perché gli averebbe avuti tutti per scismatici; che pregava il re a non si valere di quei mezzi, che al certo averebbono ridotto la Francia non solo in peggiore, ma in pessimo stato; che essendo levate le difficoltá di Spagna, si averebbe certamente celebrato il concilio, perché quanto a quelle che continuano in Germania, non sono d’aver in considerazione; che li principi e vescovi cattolici consentiranno, e forse anco il duca di Sassonia, come ha dimostrato nell’aversi separato dagli altri congregati in Naumburg; sperava che l’imperatore fosse per prestarci la sua personal assistenza, quando vi fosse bisogno, sí come esso medesmo pontefice prometteva l’istesso della persona sua propria, quando egli stesso l’avesse giudicato necessario, non volendo in questo esser soggetto ad altri che al giudicio suo proprio.

Avvicinandosi la Pasca, tempo destinato per il principio del concilio, e ritrovandosi il Cardinal Puteo gravemente infermo, in luoco di quello destinò al concilio fra’ Girolamo Cardinal Seripando, teologo di molta fama, e lo fece partir immediate, con ordine di passar per Mantova e levar l’altro

legato, e andar ambidua al tempo destinato a Trento. Il che


Sarpi, Istoria del Concilio Tridentino - ii 19