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316 l'istoria del concilio di trento


sinodo, ma nelle due volte che giá è stato tenuto mai il numero gionse a quello che è di presente: però niente resta che non si debbia dar principio senza piú aspettare. E consentendo tutti li cardinali, anzi lodando la deliberazione, deputò oltre li tre legati due altri, Ludovico Simonetta, gran canonista e passato per i gradi degli uffici di corte, e Marco di Altemps, nipote suo di sorella. Al primo comandò che immediate partisse, né in viaggio si fermasse; e gionto, si facessero le solite ceremonie e si cantasse la messa dello Spirito Santo per principio del concilio. Soggionse poi il papa che non doveva perpetuamente star la sinodo in piedi, né terminare in sospensioni o translazioni, come giá s’era fatto con pregiudici e pericoli notabili, ma metterci fine. Per il che fare non saranno bisogno molti mesi, poiché giá le piú importanti cose sono state risolute, e quel che resta è anco tutto digesto e posto in ordine, per le dispute ed esamini fatti nel fine sotto Giulio, quando le cose erano appuntate; sí che non restava altro che la pubblicazione; onde, poco rimanendo, il tutto sará ispedito anco in pochi mesi.

Simonetta si mise in viaggio, e alli 9 decembre gionse in Trento; e si vidde nel suo entrare levarsi un gran foco dalla terra, che passò sopra la cittá, come suole il vapore ignito che stella cadente chiamano, solo differente in grandezza; il che fece far diversi pronostichi agli oziosi che molti erano, da chi in presagio di bene, da chi di male, che vanitá sarebbe raccontare. Trovò il cardinale lettere del pontefice, dopo la sua partita scritte, che s’aspettasse per aprir il concilio nova commissione. Col cardinale fecero il viaggio in compagnia alquanti vescovi, che alla partita sua di Roma erano alla corte, quali il papa costrinse a seguir il legato; e si ritrovarono in quel tempo novantadue in numero, oltre li cardinali.

Nel principio di decembre fu di ritorno a Roma il noncio che risedeva in Francia, il quale avendo riferito lo stato delle cose di quel regno, scrisse il pontefice al legato che, rappresentando al conseglio regio non esservi altra causa di celebrar concilio se non il bisogno di Francia (non avendone bisogno né Italia né Spagna, ricusandolo Germania), per il che a loro