Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/325

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libro quinto - capitolo viii 319


avviso venuto da Parigi, che con gran solennitá avesse il parlamento condannato a retrattarsi e disdirsi un certo Gioan Tancherello baccillier di teologia, perché con intelligenza di alquanti teologi propose conclusioni pubbliche, che il papa, vicario di Cristo e monarca della Chiesa, può privar delli regni, stati e dignitá li re e principi disobedienti alli suoi precetti; e le difese. Ed essendo egli per tal causa fatto reo e chiamato in giudicio, confessato il fatto, e temendo di qualche gran male, fuggÌ; e li giudici, come in una commedia, fecero che dal bidello della universitá fosse rappresentata la sua persona, e facesse l’emenda e retrattazione in pubblico; e proibirono che li teologi non potessero piú disputar simili questioni, e li fecero andar inanzi al re a dimandar perdono di aver permesso che materia cosí importante fosse posta in disputa, con promessa di opporsi sempre a quella dottrina. Si parlava di francesi come d’eretici perduti, e che negavano l’autoritá data da Cristo a san Pietro di pascere tutto il suo gregge, di sciogliere ogni cosa e legare, il che principalmente consiste in punire li delitti di scandolo e danno alla Chiesa in comune, senza differenza di principe né privato: si portavano gli esempi di Enrico IV e V imperatori, di Federico I e II, di Lodovico Bavaro, di Filippo Augusto e del Bello re di Francia; s’allegavano li celebri detti de canonisti in questa materia; si diceva che doveva il pontefice citar tutto quel parlamento a Roma; che la conclusione di quel teologo doveva esser mandata a Trento per metterla in esaMine la prima cosa che si facesse, e approvarla dannando la contraria. Il pontefice si dolse di questo successo moderatamente, e pensò che fosse meglio dissimulare, poiché, come diceva, il mal maggiore di Francia rendeva questo insensibile.

Teneva per fermo la corte che al concilio non dovesse trovarsi né ambasciator né vescovi francesi, e discorreva quello che averebbe convenuto alla dignitá pontificia fare per sottometterli per forza alle determinazioni del concilio; quale il papa era deliberato che fosse aperto onninamente al principio dell’anno novo. Questa risoluzione comunicò con li cardinali, esortandoli a considerar non esser dignitá della sede