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320 l'istoria del concilio di trento


apostolica né di quel collegio l’admetter di ricever regole e riforme da altri; e la condizione dei tempi, quando tutti gridano riforma senza intender che cosa sia, ricercare che, attesa la speciositá del nome, non sia rifiutata. Ottimo temperamento, tra queste contrarietá di ragioni, esser, prevenendo, il far la riforma di se medesimi; il che anco servirá non solo a questo tanto, ma ancora ad acquistar lode coll’esser esempio agli altri. Che per questa cosa egli voleva riformar la penitenzieria e dataria, principali membri della corte, e attender poi alle parti piú minute ancora. Deputò per questo cardinali all’uno e all’altro carico. Discorse le cause per che non si poteva differir piú in longo l’apertura del concilio; perché, scoprendosi sempre piú nelli oltramontani cattivi fini e disegni d’abbassar l’assoluta potestá che Dio ha dato al pontefice romano, quanto piú spacio si dá loro di pensarci, tanto piú le macchinazioni crescono; ed esser di pericolo che delli italiani, col tempo, alcuni siano guadagnati. Per tanto consister la salute nella celeritá; senzaché le spese che fa in sostentarli sono immense, a quali, se non si mette fine, non potrá la sede apostolica supplire. Diede poi la croce della legazione al Cardinal Altemps, con ordine che si mettesse in pronto e partisse, per esser in Trento all’apertura del concilio, se fosse possibile.

La causa perché revocò l’ordine dato alla partita del cardinale Simonetta di aprir il concilio al suo arrivo, fu l’instanza fatta dall’ambasciator imperiale in Roma che a quell’azione fossero aspettati gli ambasciatori del suo principe. Ma avendo poi avvertita Sua Santitá che si sarebbono ritrovati in Trento inanzi il mezzo di gennaro, fece efficace instanza al marchese di Pescara, destinato dal re di Spagna ambasciatore al concilio, che per quello istesso tempo si ritrovasse in Trento per assistere all’apertura: e sollecitò li veneziani a mandar la loro ambasciaria, stimando molto che quella ceremonia passasse con riputazione. Scrisse nondimeno alli legati che aprissero il concilio immediate arrivati gli ambasciatori dell’imperatore e delli principi sopra nominati: ma quando a mezzo il mese non fossero gionti, non si differisse piú. Con questo stato di cose finí l’anno 1561.