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libro sesto - capitolo i | 337 |
maggiori, per aver conservato in questi tempi turbolenti la
religione cattolica nel suo regno e averla portata in luochi
lontani; che di ciò la sinodo rende grazia a Dio, e riceve
il mandato del re, come debbe.
Ma nella congregazione delli 11 si presentò l’altro ambasciator dell’imperatore, il qual fu senza molta cerimonia recevuto, essendo stato giá letto il mandato; onde vi fu tempo di trattar delle cose conciliari; e detto alquanto nelle medesime materie, fu data libertá alli legati di elegger padri per formar una congregazione sopra l’indice, e altri a formar il decreto per la futura sessione. Furono nominati dalli legati, per attendere al negozio dei libri, censure e indice, l’ambasciator di Ungaria, il patriarca di Venezia, quattro arcivescovi, nove vescovi, un abbate e due generali.
Alli 13 li ambasciatori dell’imperatore comparvero alli legati e fecero un’esposizione con cinque richieste, che lasciarono anco in scritto, acciò potessero deliberar sopra: che si fuggisse il nome di «continuazione» del concilio, perché da ciò li protestanti pigliavano occasione di ricusarlo; che si differisse la futura sessione, o almeno si trattassero cose leggeri; che non si esasperassero quelli della confessione augustana in questo principio dei concilio col condannare i loro libri; che si desse a’ protestanti amplissimo salvocondotto; che quanto si trattasse nelle congregazioni fosse tenuto secreto, perché il tutto si pubblicava sino a’ plebei. Poi, avendo offerto tutti li favori e assistenze per nome dell’imperatore, soggionsero aver ordine dalla Maestá sua, essendo chiamati da Sue Signorie reverendissime, di consegliare le cose del concilio e adoperar l’autoritá imperiale per favorirle.
Alli 17 risposero li legati che, essendo necessario sodisfar tutti, sí come a loro instanza non si nomineria «continuazione», cosí per non irritar li spagnoli era necessario astenersi anco dal contrario; che nella prossima sessione si passerebbe con cose generali e leggere, e all’altra si daria longo tempo; che
non si era pensato di dannare per allora la confessione augustana. Quanto ai libri de’ confessionisti non si parlerebbe allora,
Sarpi, Istoria del Concilio Tridentino - ii | 22 |