Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/347

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libro sesto - capitolo ii 341


separarsi dalli tedeschi. Però supplicava Sua Santitá che, quando per sodisfarli non si trattasse altro che del luoco, della sicurezza e della forma di procedere, gli piacesse condescendere al voler loro, per il gran ben che ne seguirebbe. Rispose il papa: prima, quanto al concilio, che egli da principio del pontificato fu risoluto congregarlo; che la difficoltá è stata interposta dal canto dell’imperatore e re di Spagna; con tutto ciò ambidua v’hanno di presente ambasciatori e prelati; che non restano se non li francesi, che piú di tutti hanno bisogno del concilio; che non ha tralasciato alcuna cosa per invitar li tedeschi protestanti, eziandio con qualche indignitá di quella Sede; che continuerá; e sicurezza non mancherá loro, quanta e quale sapranno richiedere. Non li pare giá onesto sottoporre il concilio alla discrezione de’ protestanti; ma ricusando essi di venirci, non doversi restar di camminar inanzi, massime essendo giá ben inviati. Ma quanto alle cose fatte in Francia, in poche parole rispose non poterle laudare, e pregar Dio che perdoni a chi causa tanti inconvenienti.

E averebbe il pontefice passati quei termini, quando avesse saputo quello che in Francia si faceva, mentre Lansac li rappresentava le cose fatte. Imperocché a’ 14 febbraro in San Germano la regina diede ordine che li vescovi di Valenza e di Seez e li teologi Buteillier, Despenzeo e Picherello consultassero insieme che cose si potessero fare per principio di concordia. Li quali proposero gl’infrascritti capi: che fosse in tutto e per tutto proibito fare effigie della santa Trinitá e di persona non nominata nelli martirologi accettati dalla Chiesa; che alle immagini non siano poste corone, vesti né voti o vero oblazioni, né portate in processione, eccetto il segno della santa Croce. Di che anco pareva che restassero satisfatti li protestanti, se bene quanto al segno della santa Croce facevano qualche repugnanza, con dire che Constantino fu il primo che lo propose da adorare, contra l’uso della antica Chiesa. Ma Nicolò Malbardo, decano della Sorbona, insieme con altri teologi si opposero, defendendo l’adorazione delle immagini, se ben confessava che dentro vi fossero di molti abusi.