Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/39

Da Wikisource.

libro terzo - capitolo ii 33


apostolica, erano incorsi nelle censure, alla dechiarazione de quali egli voleva passare, fulminandone anco di nove, se fra un dato termine non gli era restituita. Rescrisse l’imperatore una lettera acerba, avvertendo il papa a non dar fomento alli fuorusciti di Napoli, narrando che tutti li macchinamenti gli erano passati a notizia, che aveva inteso le calonnie eccitate contra di lui, che procurasse scisma, mentre per unire la cristianitá dimanda il concilio in Trento; e quanto a Piacenza, che quella è membro del ducato di Milano, occupata indebitamente dalli pontefici giá pochi anni; e se la Chiesa vi ha ragioni sopra, si mostrino, che non mancará di far quello che sará giusto. Il papa, vedendo che le arme spirituali senza temporali non averebbono fatto effetto, si volse a restringer una lega contra l’imperatore; nel che scontrò molte difficoltá, per non poter indurre li veneziani ad entrarvi, e chiedendo li francesi, attesa la decrepitá del papa, assenso del consistoro e deposito de danari; de’ quali il papa non voleva privarsi, per le molte spese che faceva e per il timore di doverle far maggiori. Per la qual causa anco aveva gravato li sudditi quanto potevano portare, e venduto e impegnato quanto poteva, e ordinato che si spedisse ogni sorte di dispense e grazie a chi componeva in danari per li bisogni della sede apostolica. Per conto del concilio, di non farlo fuori delle terre sue era risolutissimo; e oltra le urgenti ragioni che aveva, s’aggiongeva anco quella della riputazione sua e della sede apostolica, se l’imperatore l’avesse potuto constringere. Ma come potesse indurre l’imperatore e la Germania a consentirvi, non sapeva vederlo. Il lasciarlo andar in niente ora li pareva bene, ora male; piú volte ne tenne proposito con li cardinali, e in consistoro e in privati discorsi. Ma finalmente risolvè di rimettere alla buona ventura quella deliberazione alla quale si conosceva insufficiente, non tanto per le suddette cause, come per altri gravi rispetti che passavano in Germania.

Imperocché Cesare, col ritorno in Augusta del Cardinal di Trento intesa la mente del pontefice, e la risposta che in fine di decembre diede al Mendoza, sopra la quale diede ordine


Sarpi, Istoria del Concilio Tridentino - ii

3