Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/409

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libro sesto - capitolo vi 403


vergogna e chi per civiltá, a far la sua difesa con lui, la qual egli con facilitá grandissima riceveva e prontamente credeva: e per questa via incredibil cosa è quanto avanzassero le cose sue. Si guadagnò alcuni, e altri fece che procedessero piú cautamente e piú rimessamente; onde vivificandosi in lui il suo naturale, che era di aver molta speranza, diceva che tutti erano uniti contra lui, ma in fine li averebbe tutti riuniti a suo favore, perché tutti di lui hanno bisogno e li dimandano chi aiuti, chi grazie.

Tra li molti prelati che il papa mandò ultimamente, come s’è detto, da Roma al concilio, uno fu Carlo Visconte vescovo di Vintimiglia, che era stato senator di Milano e in molte legazioni, persona di gran maneggio e di giudicio fino; quale avendo caricato di promesse (che gli attese anco, avendolo, nella prima promozione dopo il concilio, creato cardinale), volle averlo in Trento, oltre li legati, ministro secreto. Li commise di parlare a bocca con diversi quello che non conveniva mettere in carta, e di avvertir bene li dispareri che fossero tra li legati, e avvisar particolarmente le cause; di osservare accuratamente li umori delli vescovi, le opinioni e pratiche, e scriver minutamente tutte le cose di sustanzia; gli impose di onorare il Cardinal di Mantoa sopra tutti li altri legati, ma intendersi però col Cardinal Simonetta, qual era conscio della mente sua, e di fare ogn’opera perché la dechiarazione della residenzia si sopisse a fatto; e quando questo non si potesse, si prolongasse sino alla fine del concilio: il che se non si potesse ottenere, si portasse al piú longo che possibil fosse, adoperando tutti li mezzi che conoscesse esser espedienti per questi fini. Li diede anco una polizza con li nomi di quelli che avevano tenuto la parte romana nella stessa materia, con commissione di ringraziarli e confortarli a proseguire, e con promessa di gratitudine; rimettendo a lui, nel trattar con li contrari, l’usar qualche sorte di minaccie, senza acrimonia di parole, ma gagliarde in sostanza; e promettere, a chi si rimettesse, l’oblivione delle cose passate; e tener avvisato minutamente il Cardinal Borromeo di tutto quello che occorreva: come fece.