Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/451

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libro sesto - capitolo viii 445


alli legati che egli era tutto intento alla riforma della corte, e di ciò assicurassero cosí li ambasciatori come li padri che di ciò parlassero, ed essi attendessero ad ispedir le materie; il che averebbono potuto fare in tre sessioni al piú. Lodò che avessero riservato d’abbreviar il tempo prefisso, esortandoli a valersi di quella facoltá. Aggionse che, conoscendo esser difficile far buona risoluzione nel concilio in materia della residenza, per esser molti prelati interessati nell’onore, avendo per buon fine detto la loro opinione, procurassero che quella fosse rimessa a lui; e parimente si liberassero dalle instanze che da principi li sono fatte intorno la comunione del calice col rimettergli quella ancora; e se, in alcuna delle materie che si tratteranno, qualche difficoltá s’attraverserá non agevole da snodare, propongano che gli sia rimessa; perché egli con maggior facilitá potrá ogni cosa decidere nel consistoro (chiamati, se bisognerá, qualche numero de dottori) che in Trento, dove li vari interessi rendono le resoluzioni o impossibili o longhissime.

La prima congregazione de’ teologi fu il seguente giorno dopo mezzodí: nella quale fu cosí ben servato l’ordine di parlare mezz’ora, che il gesuita Salmerone consumò esso solo tutto il tempo con molta petulanza, dicendo che egli era mandato dal papa e, dovendo parlare di cose importanti e necessarie, non doveva aver termine prefisso. E discorse sopra li sette articoli; non però s’udirono da lui se non cose comuni, le quali non meritano memoria particolare. La mattina seguente fu imitato dal torrense suo socio, che volle esso ancora tutta quella congregazione, e piú tosto replicò le cose dette il giorno prima, che ci aggiongesse di novo. Ma peggio fece; ché in fine, entrato nel luoco di san Gioanni: «Se non mangerete» ecc., disse non potersi intendere se non della comunione sacramentale, e soggionse che nel primo capo della dottrina (nella precedente sessione pubblicato) pareva esserne fatto dubbio; però era necessario nella seguente dechiarare che d’altro in quel passo non si tratta che del sacramento; e se alcuno voleva altrimenti dire, egli se n’appellava alla sinodo.