Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/489

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libro sesto - capitolo ix 483


legati opportunamente ponderate, fu giudicato non esser bene che un tal umore si trovasse alla venuta delli francesi, e pensarono di far che il generale suo lo chiamasse per negozi della congregazione, e con questa onestá levarlo da Trento. Ma non fu bisogno, perché il povero padre per afflizione d’animo pochi dí dopo s’infermò, e alli 26 novembre passò di questa vita.

In quella congregazione fra’ Giovan Battista d’Asti, generale de’ Servi, sostentando esso ancora la negativa, abbattuti li fondamenti delli contrari, si estese sopra il concilio di Costanza, che prima ha fatto decreto in quella materia; e commentando l’autoritá di quello, l’esaltò sopra gli altri concili generali, con dire che aveva deposto tre papi: cosa che piacque poco, ma fu passata, per non urtar tante cose insieme.

Finiti li voti, e volendo li legati dar sodisfazione all’imperatore, né apparendo come si potesse far nel concilio, prevalendo la parte della negativa, risolverono d’operar che si rimettesse al papa, sperando che col mezzo de uffici si potessero condur parte de quei della negativa in questa sentenza come media: e diedero carico a Giacomo Lomellino vescovo di Mazzara e a quello di Vintimiglia che si adoperassero con destrezza e circospezione; ed essi medesimi legati parlarono per la parte remissiva alli tre patriarchi, quali anco persuasero; e per loro mezzo restarono acquistati tutti quei del dominio veneto, numero molto considerabile. Racquistato il numero che parve bastante, credettero aver superato le difficoltá. Ridussero il negozio a questo punto: di scriver una lettera al papa nella forma ordinaria, mandando nota de tutti li voti. E mentre pensano alla forma, Cinquechiese, risaputolo, si dichiarò non contentarsi se non appariva qualche decreto nella sessione, allegando che, essendosi nella precedente riservato di trattare li due articoli, ora essendosi trattati e risoluti, è necessario far apparire negli atti della sessione la risoluzione. Il Cardinal varmiense gli mostrò quanto era difficile e pericoloso proponer decreto, e che per venir al fine lo consegliava contentarsi della lettera: al che non acquetandosi, in fine risolsero far un decreto da leggere nella sessione. In quello egli voleva fosse detto che, avendo la sinodo conosciuto esser ispe-