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libro settimo - capitolo viii


però che si dovesse far la sessione e risolvere le materie secondo il numero maggiore. Non fu anco taciuto che quella distinzione di sessione e congregazione generale non era reale, e intervenendo cosí in questa come in quella le medesme persone, e l’istesso numero intiero, si dovesse aver per deciso quello che fosse deliberato nella congregazione generale. Dopo gran contenzione fu risoluto per il numero del piú la dilazione sino alli 22 aprile, non removendosi l’altra parte dalla contradizione. Il Cardinal di Lorena, se ben mostrò consentire a compiacenza, ebbe però cara per proprio interesse la dilazione per quattro cause: perché fra tanto averebbe veduto quello che succedesse della salute del papa, averebbe avuto comoditá di trattar con l’imperatore e intendere la mente del re cattolico, e averebbe visto il successo delle cose in Francia, onde potesse poi deliberar con fondamento maggiore.

Il dí seguente li ambasciatori francesi fecero grande e longa instanza alli legati che si trattasse la riforma e fossero proposte le loro petizioni prima che s’incominciasse a trattar la materia del matrimonio. Li legati risposero che il concilio non doveva ricever leggi da altri; e se da principi sono proposte cose convenienti, è il dovere avervi sopra considerazione in quelle opportunitá che giudicassero li presidenti; che se nelle petizioni loro vi saranno cose pertinenti alla materia dell’ordine, proponeranno quelle insieme, e successivamente le altre a suo tempo. Questa risposta non contentando gli ambasciatori, replicarono l’instanza, aggiongendo che se non volevano far la proposizione, si contentassero che da loro medesmi fosse fatta, o vero li dassero aperta negativa; soggiongendo quasi in forma di protesto che il continuare con risposte ambigue sarebbe da loro tenuto per equivalente ad una negativa derisoria. Presero li legati termine di tre giorni a darli risposta piú precisa, e in questo mezzo fecero opera con Lorena che li acquietasse, facendoli contentar di aspettar sinché venisse da Roma risposta sopra gli articoli loro mandati.