Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/145

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libro settimo - capitolo ix


namenti; perché, valendosene li pontifici per concludere che parimente nel canone dell’istituzione si poteva dir che il papa ha potestá «di reggere la chiesa universale», rispondevano li francesi esser gran differenzia dir assolutamente «la chiesa universale» (che s’intende l’universitá de’ fedeli), dal dire «la chiesa romana, cioè universale»; dove quel «romana» dechiara l’«universale», inferendo che è «capo dell’universale», e che tutti li luochi dove si dá autoritá al papa «sopra tutta la Chiesa» s’intendono «disgiontivamente», non «congiontivamente», cioè «sopra ciascuna parte della Chiesa, non sopra tutte insieme».

Il dí 11 febbraro in congregazione presentarono li francesi una lettera del re loro delli 18 gennaro, nella quale diceva che se ben era certo esser stato dato parte alla sinodo dal cardinale di Lorena della felice vittoria contra li inimici della religione, alla audacia de’ quali egli ha sempre fatto e fa alla giornata opposizione, senza rispetto di difficoltá o pericoli, esponendo anco la vita sua propria, come conviene ad un figlio primogenito della Chiesa e cristianissimo, con tutto ciò voleva anco egli medesimo dar loro parte della stessa allegrezza. E sapendo che li remedi salutari per li mali che affliggono le provincie cristiane sono sempre stati richiesti dalli concili, li pregava per amor di Cristo d’una emendazione e reformazione conveniente all’espettazione che il mondo ha concetto di loro; e sí come egli e tanti uomini singolari con lui hanno consecrato la vita e sangue a Dio in quella guerra, cosí essi per il carico loro voglino con sinceritá di conscienzia attender al negozio per il quale sono congregati. Le qual lettere lette, l’ambasciator Ferrier parlò alli padri in questa sostanza: che avendo essi inteso dalle littere del re, e per l’inanzi dalle orazioni del Cardinal di Lorena e vescovo di Metz, la desolazione di Francia e alcune vittorie del re, non voleva replicarle; ma li bastava dir che l’ultima vittoria, attese le forze dell’inimico, fu miracolosa; e di ciò esserne indicio che l’inimico vinto vive e trascorre danneggiando per le viscere di Francia: ma voleva voltar il parlar a loro, unico refugio