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168 l'istoria del concilio tridentino


altro pensiero li fu piú a cuore che di promover le cose del concilio; per la qual causa anco si era redotto in Inspruc, dove con suo dolore aveva inteso le cose non camminare come sperava e la pubblica tranquillitá ricerca; e temeva che se non se gli rimediava, il concilio fosse per aver fine con scandolo del mondo e riso di quelli che hanno lasciato l’obedienza della chiesa romana, e incitamento a ritener le loro opinioni con maggior ostinazione. Che giá molto tempo non era celebrata sessione; che mentre li principi s’affaticano di unir li avversari differenti in opinioni, li padri sono passati a contese indegne de loro; che andava anco attorno fama che Sua Santitá trattasse di sciogliere o suspender il concilio, mossa forsi dall’intricato stato di quello che si vede. Ma il giudicio suo esser in contrario. Perché meglio sarebbe non fosse mai stato cominciato, che esser lasciato imperfetto, con scandolo del mondo, vilipendio di Sua Santitá e di tutto l’ordine ecclesiastico, e pregiudicio a questo e alli futuri concili generali, con giattura delle poche reliquie del populo cattolico, e con lasciar opinione nel mondo che il fine della dissoluzione o suspensione fosse impedir la riforma. Che nell’intimarlo la Santitá sua aveva richiesto il consenso di lui e degli altri re e principi; il che da lei era stato fatto ad imitazione delli pontefici precessori, li quali l’hanno giudicato necessario per diversi rispetti: la medesima ragione concludere che non possi esser disciolto né sospeso senza il medesmo consenso; esortandola a non dar orecchie a quel conseglio, come vergognoso e dannoso, il qual senza dubbio tirerebbe in consequenzia concili nazionali, sempre aborriti dalla Santitá sua come contrari all’unitá della Chiesa; li quali sí come sono stati impediti dalli principi per conservar l’autoritá pontificia, cosí non si potranno negare né differir piú longamente. E l’esortava ad esser contenta d’aiutar la libertá del concilio, la qual veniva impedita principalmente per tre cause: l’una, perché ogni cosa si consultava prima a Roma; l’altra, perché non era libero il proporre, avendo li legati soli assontisi questa libertá che doveva esser comune; la terza causa, per le pratiche che face-