Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/177

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libro settimo - capitolo xi


lica. Esser pieni tutti li libri de’ Padri e concili che il pontefice, successor di Pietro e vicario di Cristo, è pastor della Chiesa universale; e con tutto ciò contra questa veritá s’erano fatte in Trento molte conventicole e pratiche; e tuttavia la Chiesa ha sempre usato quella forma di parlare; come Sua Maestá potrebbe vedere nelli luochi che li mandava citati nell’incluso foglio. E soggionse tutti li mali presenti esser nati perché li suoi legati, a fine di ovviare che le cattive lingue non parlassero contra la libertá del concilio, con usar connivenza avevano lasciato vilipendere la loro autoritá, onde il concilio si poteva dir piuttosto licenzioso che libero. Che quanto alla riforma egli la desidera rigida e intiera, e ha continuamente sollecitato li legati a risolverla. Che per quel che tocca alla sua corte, erano note al mondo le molte provvisioni che aveva fatto, con diminuzione anco delle entrate sue; e se alcuna cosa restava da fare, non era per tralasciarla; ma non si poteva far in Trento che stasse bene, perché non essendo quei prelati informati, in luoco di riformarla la disformerebbono maggiormente; che desiderava tra tanto vedere qualche riforma anco nelle altre corti, che non ne avevano minor bisogno, delle cose della Chiesa tuttavia solamente parlando; e che forse dagli abusi di quelle nasce il male principalmente. Che quanto alle petizioni proposte dalli ambasciatori di Sua Maestá e da altri, egli ha sempre scritto che fossero esaminate e discusse, ciascuna al tempo conveniente; perché, essendo giá instituito e incamminato l’ordine di terminar in concilio insieme le materie di fede e riformare li abusi concernenti quelle, non si potrebbe senza confusione e indignitá alterarlo. Che avendo Sua Maestá toccato diversi disordeni del concilio, aveva tralasciato il principale e fonte degli altri, cioè che quelli li quali debbono pigliar legge dalli concili, vogliono dargliela; che se fosse imitata la pietá di Costantino e dei due Teodosi, e seguiti li loro esempi, il concilio sarebbe senza divisione tra li padri e in somma riputazione appresso il mondo. Che nessuna cosa desiderava piú che intervenir personalmente in concilio, per rimediare al poco